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IL TEMPO intervista la presidente AIFVS - il 26/07/2009 • 17:08 da redazione_AIFVS

Parla la presidente di "Familiari vittime della strada"
"Neopatentati con licenza d'uccidere"

IL TEMPO 26/7/2009

"Non si nasce con il diritto a guidare". Così la presidente di "Familiari vittime della strada" spiega la crociata intrapresa da anni dall'associazione: "Basta con le patenti facili".
 

Senza l'assicurazione, con la revisione mai fatta, e magari anche con le ruote lisce, tanto chissenefrega se nessuno controlla. Ormai è chiaro, pirati della strada gonfi di birra o inebetiti dall'hashish sono in buona compagnia, come dimostrano i due giovanissimi investitori che ieri non sono stati trovati positivi ad alcol e droga, eppure entrambi hanno ucciso.

Basta un'auto senza documenti a spedirci all'altro mondo?
«Troppe patenti facili, sono una licenza a uccidere» reagisce alla domanda Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, cioè se la prevenzione cominci proprio col tenere la propria vettura in ordine, a cominciare dall'assicurazione in regola. Per la la presidente dell'Associazione italina familiari vittime della strada (Aifvs) si deve uscire da questa spirale di superficialità, di facile conseguimento della patente, e di mantenimento del documento, «e dopo le conseguenze si vedono sulla strada» dice.

Quali sono i punti fondamentali della prevenzione?
«Informazione e formazione, coordinamento e controlli. Ma bisogna agire su tutti e quattro, perché se puntiamo su un aspetto e poi manca il controllo ciascuno si sente autorizzato a fare quello che vuole».

Quale è il più importante?
«È molto importante puntare sulla formazione. Chi guida deve essere consapevole che ha in mano un mezzo di trasporto che può diventare un'arma per uccidere se non viene usata con senso di responsabilita. Per questo noi puntiamo sul discorso della formazione distinguendo l'educazione stradale che si deve dare sui banchi di scuola, dalla formazione alla guida che è specifica delle scuole guida, anche se questo impegno serio presso le scuole guida in Italia ancora non c'è, siamo ancora sul piano delle patenti facili, e poi le conseguenze si vedono sulla strada».

Cosa occorre fare?
«Sanzioni e controlli devono essere finalizzati a un cambiamento sul piano del comportamento del conducente, devono provocare un comportamento nel conducente, incrementare il senso di responsabilità, e questo è possile solo se, quando si compie un'infrazione, si toglie un punto che non si dovrebbe più riacquistare, in modo che la persona sa che se continua a trasgredire le norme rischierà a poco a poco di perdere la patente e per sempre».

Parla davvero di perdere la patente per sempre?
«L'Italia deve uscire dalla superficialità, dal banalizzare il reato e il danno. E si deve diffondere il concetto che non si nasce con il diritto a conseguire la patente: nasciamo con le gambe non con la patente, chi non manifesta equilibrio non deve conseguirla. Ecco perché servono psicologi nelle autoscuole, per capire chi deve averla e chi no».

 La patente per lei non è un diritto?
«Sì ma bisogna entrare nell'ottica che la si può anche perdere, a questo diritto di averla deve corrispondere il dovere di osservare le norme, se questo non avviene questo diritto si affievolisce fino a perderlo. L'attuale sanzione della perdita dei punti con il successivo recupero è inefficace. Le istituzioni si diano una mossa, o saranno corresponsabili insieme alle aziende di morti innocenti».

Grazia Maria Coletti

26/07/2009