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L’INIZIATIVA. L’associazione italiana familiari e vittime ha sollecitato l’intervento delle istituzioni
da Brescia oggi
21 marzo 2008
«Lavori socialmente utili per i killer della strada»
Merli: «Troppe volte i giudici non usano la mano pesante. Spiace che nessun politico abbia risposto all’appello»
La legge prevede per chi è colpevole un periodo di servizio in strutture sociosanitarie
Il presidente del tribunale Mazzoncini si è detto pronto ad applicare la normativa
E’ pronta da tre anni ma non può ancora essere attuata.
Eppure la legge 102 sull’attività di pubblica utilità da imporre ai carnefici della strada è dovuta nei confronti delle migliaia di vittime che ogni anno perdono la vita per colpe altrui.
L’Associazione italiana familiari e vittime della strada ieri ha lanciato un appello ai parlamentari bresciani affinché si facciano portavoce a Roma per dare un giro di vite e procedere finalmente con il decreto attuativo necessario perché la legge non rimanga lettera morta. «Il territorio bresciano è particolarmente colpito da questi fenomeno - ha sottolineato Roberto Merli - e le vittime spesso sono giovani. Queste morti, spesso, sono accompagnate dall’ulteriore trauma di scoprire che sono provocate dall’abuso di alcol o sostanze stupefacenti e, oltre a ciò, non di rado i giudici minimizzano, i procedimenti penali sono infiniti e finiscono con patteggiamenti o sospensioni delle pene, che mai superano i tre anni di reclusione. Mi spiace che all’incontro nessuno dei 15 politici che abbiamo invitato, tra cui i parlamentari bresciani, sia venuto».
IL SOLLECITO è doveroso dopo tre anni di attesa: in base alla legge 102, attraverso l’introduzione nel Codice della strada dell’articolo 224 bis comma terzo, il giudice che pronuncia una sentenza di reclusione per un delitto colposo commesso per la violazione delle norme stradali può decidere di disporre una sanzione accessoria che consiste nella pratica del condannato a lavori di pubblica utilità. «Oltre alle pene tradizionali come la sospensione o revoca della patente e sanzioni pecuniarie - ha spiegato il direttore sanitario dell’Asl di Brescia Francesco Vassallo - chi ha commesso questo tipo reato potrebbe lavorare toccando con mano la sofferenza e i patimenti di chi sta male presso le strutture sanitarie, gli enti o i 118, che si sono resi disponibili». Vassallo ha ricordato anche come negli Stati Uniti chi commette reati stradali per aver abusato di alcol o sostanze stupefacenti debba assistere addirittura alle autopsie sulle vittime.
OLTRE ALL’EVIDENTE funzione di utilità sociale, l’applicazione della legge consentirebbe un percorso educativo che eviterebbe la reiterazione, soprattutto se il lavoro fosse svolto in strutture che si occupano degli effetti che l’uso irresponsabile dell’automobile determina. L’associazione si è già mossa: a livello nazionale è già stato sollecitato il ministro della Giustizia Alfano, mentre a livello locale si è già avviato un incontro con il presidente del tribunale di Brescia Roberto Mazzoncini. Secondo quanto riferito da Merli, Mazzoncini e i presidenti delle Sezioni penali si sono dichiarati disponibili ad applicare la sanzione non appena sarà possibile e a organizzare un altro incontro per la valutazione di protocolli con gli enti locali interessati ad usufruire del lavoro di pubblica utilità. Se si superasse lo scoglio del decreto attuativo, l’attività imposta dovrebbe essere svolta gratuitamente in ambito provinciale per un minimo di un mese (tre in caso di recidiva) fino a un massimo di sei, per non più di sei ore di lavoro a settimana, aumentabili su richiesta.