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Mia figlia uccisa da una supercar - il 04/01/2007 • 23:40 da AIFVS_onlus
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«Mia figlia uccisa da una supercar»

di
GIUSEPPA CASSANITI MASTROJENI*
 
Mia figlia Valeria aveva solo diciassette an­ni quando fu travolta da un macchinone lanciato a tutta velocità contro di lei che si trovava, a piedi, di fronte al portone di casa. Come presiden­te dell'Associazione italiana familiari e vittime della strada, dal Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi mi sarei aspettata la proposta di in­stallare sulle auto il limitatore di velocità e la sca­tola nera. La riforma che vuole introdurre, invece, non mira a ridurre gli incidenti ma, attraverso un esame di verifica effettuato dopo tre anni di gui­da, ad abilitare i giovani a portare auto di mag­giore potenza!
 
Non solo il doppio esame
Togliere i neopatentati dal volante di auto di grossa cilindrata è il primo passo per ridurre gli incidenti. Ma non basta. E’ troppo semplice, trop­po facile dire: per guidare una Porsche o una Ferrari è necessario superare un esame più severo. Anzi, due esami. Bisogna piuttosto partire da una seria e profonda riforma delle scuole guida che dovrebbero disporre di adeguate strutture per la formazione, dovrebbero verificare non solo le ca­pacità di guida su strada, ma anche la formazio­ne generale raggiunta dall'aspirante automobilista. II diciottenne deve, inoltre, dare garanzia di un equilibrato rapporto con gli altri e deve avere idea della differenza che esiste tra libertà e limite. Bisogna lavorare sul senso di responsabilità di chi sta per mettersi alla guida di un'auto (utili­taria o bolide che sia) e inculcare il rispetto profondo per la vita umana.
È necessario non solo il miglioramento della formazione degli istruttori, ma anche l'inseri­mento di uno psicologo nelle scuole guida, utile sia per il conseguimento della patente e sia per il recupero dei punti.
 
Niente recupero dei punti
Per questi ultimi, anzi, proponiamo l'annullamento del recupero e, se si vuole dare realmente precedenza alla vita, serve un intervento carat­terizzato dalla "tolleranza zero". Cioè dotare la patente di "punti a vita": di mano in mano che si perdono, non potranno essere più recuperati. Perdere i punti, dimostrando con ciò comportamenti trasgressivi ed altamente pericolosi, deve significare perdere la pa­tente. L'Associazione torna a riproporre al Mini­stro Bianchi l'istituzione di un tavolo unico con la partecipazione delle forzesociali interessate, per ripensare ad un progetto globale per la sicurezza stradale che dia priorità assoluta all'obiettivo di prevenire gli incidenti stradali.
 
* presidente Associazione italiana familiari e vittime della strada