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Il presidente delle «Vittime della strada di Verona » investito da un’auto pirata a Verona
Lunedì la direttissima al moldavo che resta in carcere. Pallotti: «E’ un criminale»
VERONA - «Sabato sera, alla guida della Seat Toledo, non c’ero io ma Nicolae, un mio conoscente romeno». Un autentico colpo di scena quello fatto registrare lunedì pomeriggio in tribunale dal processo per direttissima che vedeva un moldavo di trent’anni, Filimon Vitalie, alla sbarra con l’accusa di aver investito, ferito e omesso di soccorrere il presidente dell’associazione «Vittime della strada» di Verona, Alberto Pallotti. Un’udienza-fiume, protrattasi per oltre due ore senza sfociare, peraltro, in una sentenza definitiva: alla fine, infatti, il giudice Giuditta Silvestrini si è vista costretta a rinviare la seduta a fine gennaio proprio per raccogliere o meno eventuali conferme alla versione sostenuta ieri in aula dall’imputato.
Fino ad allora, in ogni caso, il moldavo dovrà restare dietro le sbarre: contro di lui pesano in particolare le altre due contestazioni, quella di resistenza a pubblico ufficiale per aver sferrato calci e pugni ai carabinieri che lo volevano sottoporre all’alcoltest, e il mancato rispetto dell’ordine di lasciare l’Italia. Non solo, perché contro Vitale incide pure un curriculum - o meglio, una fedina penale di tutto «rispetto» (si fa per dire...): in passato, infatti, l’imputato era già incorso in una doppia resistenza a pubblico ufficiale, nel reato di evasione e - particolare ancora più inquietante - in una duplice guida in stato di ebbrezza. Circostanze, queste, che non possono certo lasciare indifferente la vittima dell’investimento: «Si tratta di un criminale, dopo avermi travolto l’ho visto fare retromarcia nel tentativo di colpirmi di nuovo. Anche mia moglie, a fianco a me, ha rischiato di essere investita mentre gli urlava di fermarsi reagisce Pallotti, a cui è stato diagnosticato un trauma cranico ma che, ieri pomeriggio, ha dovuto recarsi nuovamente all’ospedale per il riacutizzarsi di un problema all’occhio provocato dallo schianto di sabato - . Altro che lesioni colpose: dovrebbe rispondere di tentato omicidio, quel pazzo... Adesso mi aspetto che la giustizia faccia il suo corso e che quella persona lasci effettivamente l’Italia e non rimanga in circolazione nel nostro Paese. Quanto a me, nessun dubbio: dopo quest’esperienza, continuerò a tutelare le vittime della strada con maggiore convinzione di prima».
La. Ted.
Corriere Veneto