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Lettera al Presidente Mattarella
Caro Presidente,
è con vivo piacere che dopo una frugale cena di fine anno, prendo carta e penna e Le scrivo ciò che sento nel cuore.
Mi allieta vedere nei miei giovani figli quale sia il fervore nell’abbandonare la tavola del “Cenone” e precipitarsi ad accendere il televisore per ascoltare il discorso “del Presidente”. Mi congratulo con me stessa per ciò che io e mio marito abbiamo insegnato loro. L’ascolto convinta dei suoi buoni principi, la sento parlare di valori e Costituzione, di giovani, di famiglia e futuro. Cita le sofferenze, i disastri, i terremoti, le alluvioni, i caduti militari e civili, i morti sul lavoro, le donne vittime di violenza e aspetto con il respiro sospeso di sentire da Lei altre tre parole: “vittime di omicidio stradale”.
Caro Presidente, questa è una grave dimenticanza, ha dimenticato un esercito di persone che ogni anno vengono uccise sulla strada a causa di atti di inciviltà. Se devo “guardare la realtà senza filtri di comodo” Le dico anche che tra questi vi era mio nipote Daniele e la sua fidanzata Sonia.
Domani, 1 gennaio 2022, saranno cinque mesi dalla loro morte avvenuta non per “fatalità”, ma perché chi ha commesso il crimine non è stato fermato anzitempo né dalla famiglia, né dalla comunità, né dalle Istituzioni ed ha pertanto deciso di guidare ad alta velocità su una strada italiana nonostante l’altissimo tasso alcolemico. Di questi giovani che vengono spazzati via sulle nostre strade è ora di iniziare a parlarne. Anche loro sono vittime di violenza.
Mio nipote, era orgoglioso di essere italiano, portava alla nostra Nazione lustro e valore; si era distinto negli studi, nello sport e nel lavoro. Aveva perfettamente realizzato ciò che lei stasera sta dichiarando a reti unificate; aveva preso il suo futuro e lo aveva donato alla società e prima ancora alla sua famiglia. Già, la sua famiglia, un padre e una madre che lo Stato ha privato del loro unico figlio e che nessun Tribunale potrà mai restituire.
Dovremmo forse parlare del reato di omicidio stradale che ancora in Italia, nonostante le Direttive Europee, non si riesce ad azzerare né tantomeno a diminuire.
Profonda stima per il prof. Carmina che Lei ha citato, mi ha spronato a “usare le parole per difendere chi quelle parole non le ha”.
Chiedo a Lei, Presidente, di non rimanere indifferente a questa sofferenza che non riguarda solo una o due famiglie, ma un’intera Comunità.
Non tradisca mai, in qualità di rappresentante dello Stato, quei giovani che stasera hanno ascoltato il Suo discorso con fiduciosa Speranza.
Piacenza, 31 dicembre 2021
Orietta Zanrei