Sei qui: Home » Vergogne del 2006
LogoA.png
it.png   Associazione Italiana Familiari e Vittime della STRADA A.P.S. 
Associazione di Promozione Sociale 
eu1.png mfevr.png  Aderente alla FEVR  (Federaz. Europea delle Vittime della Strada) 

Vergogne del 2006

Ottobre 2006 Una  "merolata!" da non seguire

Prima di riportare quanto scritto su Il Giornale di sabato 21 ottobre 2006, l'AIFVS nota quanto segue:
Tergiversare per nascondere le proprie responsabilità non è qualificante per una persona adulta, non esprime maturità personale. Il comportamento è ancora più grave se riscontrato in persone impegnate nel campo della comunicazione, come i personaggi televisivi, i cui comportamenti diventano messaggi per la gente.
E' ridicolo essere alla guida di una Lamborghini e poi contestare che il telelaser non legge la targa, ma solo il superamento dei limiti. Ma perchè, quante Lamborghini transitavano in quel momento? E le persone presenti al momento della contestazione erano fantasmi? Si potrebbe utilizzare il fatto per imbastire una barzelletta televisiva che faccia ridere e nel contempo riflettere, per concludere che proprio i comportamenti irresponsabili, i deliri di onnipotenza con la convinzione che si può fare tutto quello che si vuole, sono la causa di tanto sangue sulle nostre strade. 
Ciascuno deve fare la propria parte per ridurre la strage stradale, e specie il settore della comunicazione, avendo chiaro che bisogna dare il primo posto al bene comune e non allo sporco interesse personale, trasmettendo il messaggio che bisogna osservare la legge e non, invece, cercare tutte le scappatoie per farla franca!

Da il Giornale pag.11 del 21 ottobre 2006

Merola contesta il telelaser
«Non legge la targa, ma solo il superamento dei limiti»

Valerio Merola non ci sta. Il fatto di essere stato «beccato» a 150 km all’ora con la sua Lamborghini in una strada modenese dove c’era l’obbligo dei 50 km/h, non è sufficiente.
Ieri pomeriggio il popolare «Merolone» ha telefonato alla Gazzetta minacciando sfracelli legali, chiedendo in maniera piuttosto decisa chissà quali smentite.
Poi ridotto a più miti consigli si è limitato a a precisare: «Ho fatto inserire nel verbale della Polizia stradale la mia versione che differisce totalmente da quella degli agenti. Ovvero che la vettura non era la mia e soprattutto che il sistema di rilevazione usato non è in grado, in presenza di tante auto in una strada trafficata, di identificare con precisione la targa dell’autoveicolo ma solamemnte se una vettura genericamente supera i limiti di velocità in quella strada».
Come si ricorderà Merola è stato fermato da una pattuglia della Stradale appostata sotto il Cavalcavia Cialdini nella giornata di mercoledì. Il popolare personaggio televisivo stava andando a Reggio Emilia.
Stando a quanto appurato Merola era alla guida di una Laborghini Gallardo, un vero bolide.
Gli agenti della stradale come detto lo avrebbero pizzicato alla ragguardevole andatura di 150 km all’ora.
Merola è stato fermato e la contestazione dell’infrazione sarebbe avvenuta alla presenza di un piccolo capannello di curiosi richiamati dall’incosueta e invidiatissima automobile e inseguito dall’aver riconosciuto l’abbronzatissimo personaggio televisivo. Per Merola sono scattate: ritiro della patente, dieci punti in meno e quasi 400 euro di multa.

 

 

Ottobre 2006 Il vero sordo è chi non vuol sentire

Si tratta in questo caso dell'Autorità Garante, alla quale avevamo indicato che un suo intervento repressivo sulle pubblicità che sostengono la velocità spingerebbe le Case Automobilistiche a concentrare i loro sforzi produttivi in altri settori, come la sicurezza dei mezzi prodotti ed il risparmio energetico, abbandonando l'obiettivo velocistico oggi predominante.

Clicca qui per visualizzare il documento
Visualizza il documento inviato all'autorità garante

 

 
Nella risposta, invece, l'Autorità Garante, ignorando le nostre motivazioni, si premura a sottolineare che il messaggio della Clio, che al suo passaggio distrugge i dossi di rallentamento, non istiga i destinatari a comportamenti imprudenti ed archivia la nostra richiesta per "manifesta infondatezza"! 
E' anche arzigogolando e tirando fuori le carte dal cilindro che si sostiene la strage stradale!

 

Clicca qui per visualizzare il documento
Visualizza il documento di risposta dell'autorità garante

G. Cassaniti Mastrojeni


 

Settembre 2006,  Montegrotto  (PD)

Montegrotto (PD) settembre 2006 (articoli. stampa il gazzettino online)

Venerdì, 22 Settembre 2006  
Montegrotto
Il 29 aprile alla presenza dei bambini delle scuole elementari, ai rappresentanti della Provincia, all'associazione dei familiari delle Vittime della strada è stata titolata la pista ciclabile di via Caposeda a Riccardo Schipani. Un gesto che ha commosso i genitori del ragazzo, scomparso il 24 agosto 2001 all'età di soli 14 anni quando proprio in via Caposeda stava tornando a casa da scuola in sella alla sua bici.

Per ricordare quel tragico incidente è stata posizionata una targa che riporta il fatto e raccontato dagli alunni della scuola elementare. Un gesto simbolico per commemorare Riccardo e allo stesso tempo per sensibilizzare i ragazzi alla sicurezza sulla strada. Peccato solo che a banalizzare il gesto sia stata la Soprintendenza ai beni architettonici con un decreto che vieta la posa della targa perché, si legge, "la struttura è incompatibile all'ambito per forme e installazione all'interno della pista ciclabile".

Una decisione che non ha mancato di incendiare gli animi del sindaco di Montegrotto, dei genitori di Riccardo e di tutte quelle persone che vedevano nella targa qualcosa di più importante che un semplice "insegna" da valutare sulla base di dimensioni e criteri estetici. Ed è per questo che l'Amministrazione ha deciso di presentare ricorso costituendosi parte civile nella vicenda.

«Si resta allibiti - ha detto il sindaco Luca Claudio - di fronte al modo di operare ottuso e irrispettoso; resta solo l'amarezza di tanto cinismo, di tanta cecità e bassezza, di tanta acredine, di tanta cattiveria e di tanta incapacità, carenza e ottusità. Tutte "qualità" che ancora non riescono ad esprimere l'aberrante personalità di colui che ha avuto il coraggio di dare l'ordine di non autorizzare la posa della targa perché altererebbe alcuni tratti caratteristici della località!».

Ciò che è stato calpestato, a detta dell'amministrazione di Montegrotto, è prima di tutto il rispetto delle persone e del loro dolore. Il tutto senza contare che la targa è stata realizzata in legno e materiali naturali e che al suo interno sono stati riportati i pensieri e i disegni dei bambini delle scuole elementari.

«È una vergogna - ha concluso Claudio - di certo io non la toglierò mai, nessuno la sposterà da lì. Spero che si sia trattato di un semplice errore».

 
Venerdì, 22 Settembre 2006  
Montegrotto. (Ri.Ba.) «Sui colli si lasciano costruire case ovunque e qui ci si incaponisce per una targa in legno e materiali naturali». È quasi senza parole Giuseppe Schipani, il padre di Riccardo, quando ieri ha appreso la notizia che la Soprintendenza ai beni architettonici ha vietato in via Caposeda la posa della targa in memoria di suo figlio. «Dovrebbe essere un monito per i ragazzi che passano di lì - ha continuato - a cosa serve spendere soldi per le campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale se poi un cartello realizzato dai ragazzi per i ragazzi disturba così tanto? Nei prossimi giorni andrò a incontrare chi ritiene che dia così tanto fastidio la targa dedicata a mio figlio».
Ad essere offesi dalla decisione della Soprintendenza non sarebbero solo i genitori di Riccardo ma anche l'Amministrazione, la Provincia e tutte quelle persone che hanno lavorato per tenere vivo il ricordo di quel tragico 24 agosto 2001, in cui Riccardo perse la vita mentre si trovava in sella alla sua bicicletta.

«Bisognerebbe guardare un po' più in là dei semplici canoni estetici della targa - ha continuato - a noi in fondo non cambia niente perché nulla riporterà mai in vita nostro figlio, ma quella targa sarebbe potuta servire da monito a tutti quei ragazzi che ogni giorni percorrono la pista ciclabile di via Caposeda. Semplicemente ci sembrava una cosa bella».

Marzo 2006 Pubblicità ingannevole

All'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
Oggetto: segnalazione di ingannevolezza di messaggio pubblicitario e di lesione della dignità della persona
 
Le immagini sotto riportate parlano da sole e dimostrano l'ingannevolezza e la tendenziosità del messaggio, che sfrutta la propensione alla sfida e alla potenza nei giovani e li spinge a compiere scelte che mettono a repentaglio la loro vita e quella degli altri, come dimostrano i tanti incidenti stradali mortali nei quali sono coinvolti giovani centauri. 

Per la Suzuki la moto è "Leggera. Veloce. Affamata di corse" (rivista Motociclismo, marzo 2006)
Per la Kawasaki Z 750 la moto può essere sommamente crudele, più di tutta la città messa insieme: "La città può essere crudele. Tu puoi esserlo di più" (rivista Motociclismo, marzo 2006).
Per l'Aprilia la moto "Tuono 1000r è un concentrato di potenza e adrenalina" e poi con un'immagine che equipara la persona ad un animale (un piede con uno zoccolo conficcato) lancia il messaggio di una corsa folle "133 cavalli che hanno voglia di correre. Proprio come me". Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'olio Elf (pubblicizzato proprio in abbinamento ad una moto Aprilia): "scatena i cavalli del tuo motore" (rivista Motociclismo, marzo 2006, aprile 2006)
Ma l'Aprilia sa fare ancora di più per convincere i giovani a comportamenti senza ritorno: se non sei il primo è meglio...morire. Infatti l'immagine ci mostra un centauro che si trafigge con una spada comunicandoci nel contempo che "E' disonorevole essere superati" (rivista Motocicllismo marzo 2006, aprile 2006)
La Yamaha, dal canto suo, punta sul terrore che il proprio bolide è in grado di incutere negli altri: la mano provvista di artigli ricorda quella di Nightmare, noto film dell'orrore. Ne è conferma lo slogan scelto per la moto: "Da paura" (Rivista Motociclismo marzo 2006 )
La BMW R 1200 S non è da meno e per comunicarci l'aggressività della moto pone al suo posto una belva e invita a provare nuove sensazioni; inoltre insiste con la guida imprudente caratterizzando l'anima cattiva del boxer con l'immagine della moto che impenna (rivista Motociclismo aprile 2006).
Ma c'è dell'altro: la rivista Motociclismo mese di aprile 2006 riporta la pubblicità Drive beer, La birra in regola con il codice della strada, e ciò sebbene la diffusione di tale spot fosse stata sospesa, in data 8 marzo 2006, dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che l'aveva ritenuta contraria alla sicurezza ed alle normali regole di prudenza e di vigilanza. Appare palese la violazione del provvedimento sospensivo, e per tale ragione si chiede l'applicazione delle sanzioni di legge.
L'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, oltre a sottolineare la demenziale inciviltà di chi prepara e di chi diffonde messaggi che istigano a violare le più elementari norme di prudenza e a compiere vere azioni  delinquenziali verso se stessi e verso gli altri,  evidenzia che tutte queste pubblicità trasgrediscono l'art. 41 della Costituzione che afferma: "L'iniziativa privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Trasgrediscono, inoltre, il Codice dell'autodisciplina pubblicitaria che all'art. 12 afferma "...la pubblicità non deve contenere descrizioni o rappresentazioni tali da indurre i destinatari a trascurare le normali regole di prudenza o a diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli" . Piuttosto "la pubblicità di prodotti suscettibili di presentare pericoli, in particolare per la salute, la sicurezza e l'ambiente, specie quando detti pericoli non sono facilmente riconoscibili, deve indicarli con chiarezza..."(art.12). Nessuna delle suddette pubblicità presta attenzione a queste indicazioni e, quando lo fa, utilizza caratteri piccoli e spazi marginali rispetto al messaggio tendenzioso da non togliere nulla a quest'ultimo e di assicurargli anzi la piena centralità, come avviene per la pubblicità della Kavasaki Z 750. 
L'Associazione si rivolge all'Autorità Garante perchè con provvedimento d'urgenza inibisca la diffusione di tali pubblicità ingannevoli e pericolose, assumendo tutti i provvedimenti che riterrà più adeguati.
L'Associazione non può che sottolineare la necessità di sanzionare tali trasgressioni anche per riorientare i giovani e i meno giovani,  responsabili di tali vergognose decisioni sia per i contenuti sia per la diffusione, al rispetto del valore della vita.
dr.ssa Giuseppa Cassaniti Mastrojeni
presidente AIFVS
Aprle 2006

Gennaio 2006 Non è solo una caduta di stile
Al Direttore Responsabile
di "Style Magazine"
dott. Carlo Montanaro
Gentile direttore,
la foto dello stilista  Tom Ford  che appare sulla copertina di gennaio 2006 del Magazine del Corriere della Sera da Lei diretto, oltre a mostrare  una persona che non sembrerebbe totalmente sobria, dal contesto complessivo (posizione appoggiata del corpo, modo di bere, viso untarello, sguardo assente,...) dà anche la sgradevole sensazione che tale situazione non sia un evento momentaneo, ma permanga nel tempo.
Averla pubblicata in copertina, oltre tutto sotto il titolo del mensile "Style Magazine" che tende a richiamare qualcosa di positivo a cui riferirsi,  può fonire anche non volendo, un  modello a cui ispirarsi o quanto meno un alibi per comportamenti analoghi (stavolta veri); pertanto la scelta fatta dalla Sua rivista mi sembrerebbe  non condivisibile.
Sono certo che il signore in oggetto, per quanto leggo poi all'interno nell'articolo che lo presenta, è tutt'altro che incapace di intendere e di volere ed è anzi certamente sempre sobrio e vigile, ma  in un momento ove sempre  più si sta espandendo il fenomeno dell'alcoolismo tra i giovani, dove ogni sabato sera accade la "solita" strage causata dalla  guida in stato di ebrezza, sarebbe stato più opportuno sceglierne un'altra per la prima pagina.
Quindi sarebbe stata opportuna maggiore  attenzione, avendo  presente che ogni informazione produce un riscontro le cui conseguenze non vanno sottovalutate: il fatto che il  Magazine esca sotto l'egida del Corriere della Sera, rende ancora più forte l'accettazione complessiva dell'informazione da parte del lettore .
I circa 8000 morti per incidente stradale che si verificano ogni anno nel nostro paese impongono ad ognuno di noi  di fare al meglio la propria parte per contenere e ridurre il fenomeno. Questo è tanto più doveroso quanto più si è in grado di influire negativamente o positivamente sul fenomeno.
Un cordiale saluto da

*Luciano Fantini

*Gruppo Prevenzione dell'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada


 


Data di creazione: 25/01/2006 • 14:15
Ultima modifica: 13/01/2009 • 16:19
Pagina letta 30204 volte