Blog - Bambini vittime della strada
Carlo aveva 11 anni quando la sua vita è stata spezzata. È successo nel ’72, un camion lo ha travolto mentre giocava con la sua bicicletta, il regalo della promozione a scuola. Può un genitore dimenticare nonostante il trascorrere degli anni? No, non può. E non si tratta certo di una storia a sé quella di Carlo. Carlo che voleva vivere, che stava assaporando il gusto del mondo, che lo divorava con gli occhi vivaci di un bambino che sta diventando adolescente.
Cosa resta oggi di Carlo? Una foto al cimitero e un’ingiustizia rimasta impunita perché, allora, negli anni ’70, la colpa era quasi sempre dei bambini che indisciplinati scorrazzavano nelle strade, non certo di un camionista, un padre di famiglia, che rientrava a casa dopo una lunga giornata di lavoro e che, forse, si era distratto un attimo e aveva pigiato troppo l’acceleratore in una strada urbana.
Oggi per queste tristi vicende si va in tribunale, anche se ancora siamo ben lontani dall’ottenere quella giustizia che da anni si auspica per le vittime della strada. Ma allora no, allora i genitori di Carlo non poterono fare altro che raccogliere il corpicino straziato del bimbo e portarlo al più vicino ospedale, quando ormai non c’era più nulla da fare.
Sono trascorsi più di 40 anni, ma ancora oggi, le pratiche che si trovano nel gestionale studio legale di qualsiasi avvocato sono troppe. Numeri che fanno paura, che lasciano senza un perché, e che, forse, un perché davvero non c’è per tutto questo.
Carlo oggi sarebbe un uomo, forse un padre, un marito ma, soprattutto, sarebbe vivo.
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