La perdita di Eros viene da molto lontano, perché è dalla Russia che vengono i cinque pirati ubriachi, clandestini senza nessun diritto di stare in Italia, che su un’auto a 130 chilometri all’ora lo investono mentre cammina sul ciglio della strada alle 00:05 del 25 giugno 2000 insieme ad un suo amico, morto anche lui mentre un terzo si salva miracolosamente, dandosi poi alla fuga senza soccorrerli.
Inizia il calvario della giustizia.
Dopo 6 mesi di arresto il guidatore, quello che ha ucciso il mio Eros, lascia il carcere per decorrenza dei termini, gli altri vengono espulsi dal territorio (italiano, o almeno spero).
Cerco di evitare la scarcerazione, mi incateno davanti al Quirinale per protesta, inutilmente; mi batto per una giusta punizione, invece il Tribunale di Latina emette una sentenza di condanna a due anni di carcere
ma con l’immediata espulsione, per cui l’omicida dopo la lettura mi guarda e ride prima di andarsene libero, lui che ha ucciso due ragazzi come bestie.
Ordine e sicurezza sono un diritto di tutti, ma non a Foce Verde, visto che quell’auto era stata più volte segnalata e se chi di dovere ne avesse tenuto conto quelle due anime innocenti sarebbero ancora con noi.
Sono giorni tristi, pensieri implacabili e dolore enorme, giorni neri nei quali si dubita di trovarci in un paese civile, giorni in cui ogni speranza sembra morta con quello schianto.
Ma è necessario farci forza, è necessario lottare, tutti insieme,nella nostra Associazione: per il sorriso del nostro dolce Eros, per il diritto di vivere, per la giustizia.
Mamma, papà, i fratelli Giulia e Biagio
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