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Opuscoli 12° volume 2011: Gabriele Caccavaio

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Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus

 Gabriele Caccavaio  29 anni,  - 5 agosto 2010

Gabriele Caccavaio.jpgE’il 5 agosto del 2010, un giovedì di un’anonima settimana, quando due carabinieri mi hanno dato la notizia della morte di mio figlio Gabriele! Quante volte ho raccomandato ai miei figli Gabriele e Simone di stare attenti sulla strada; Gabriele soleva ricordarmi che lui era esperto autista di ambulanza e che sapeva guidare molto bene, per me il pericolo era l’eventuale “disgraziato” che poteva trovarsi di fronte sulla sua strada!. E così è stato!

Gabriele quella sera stava tornando a casa, aveva telefonato agli amici per avvisarli che si sarebbe incontrato con loro e, come era solito fare, aveva messo in tasca il cellulare dopo averlo spento. Il tir che ha investito mio figlio è uscito da una curva coperta a 100 Kmh in una strada tutta curve con limite 50!.
Il signor X, che era alla guida del mezzo pesante, dichiarandosi unico testimone, ha riferito – la sera stessa dell’incidente alle reti televisive locali – che nonostante abbia suonato e lampeggiato, non ha potuto evitare l’impatto con l’autovettura guidata da mio figlio.

Dalla documentazione contenuta nel fascicolo da me richiesto in copia alla Procura della Repubblica competente sono emersi particolari che andranno discussi in sede giuridica ed inoltre, dalla perizia dell’ing. nominato dal PM – depositata presso la Procura su indicata - è data come causa dell’incidente l’alta velocità del mezzo pesante e non da quanto riferito dal sig. X.

Gabriele, è stato un figlio preso da tanti interessi e da mille impegni. Andando a ritroso nel tempo, posso dire che non ho mai visto mio figlio annoiato per non avere nulla da fare. In seguito ad un insuccesso scolastico, all’età di circa quindici anni, ha espresso la volontà di lavorare nel periodo estivo. L’unica opportunità di lavoro che gli è stata proposta è stata quella di cameriere.in un ristorante; per lui dovevano essere sempre pronti il pantalone nero, la camicia bianca, il papillon nero e i mocassini neri, sempre lucidi.

E’ stato così che ha cominciato a rendersi autonomo economicamente, lavorando solo i fine settimana, compatibilmente con gli studi. Quando ancora frequentava il liceo scientifico, un giorno che non dimenticherò mai, mi ha comunicato che voleva diventare pioniere della CRI , sogno che ha visto pienamente realizzato. Quanti attestati conseguiti a seguito di corsi di formazione organizzati in diverse città d’Italia e quanti incarichi conferiti, tra i quali quello di Vice Ispettore del Gruppo Pionieri di Campobasso, del quale andava molto fiero. Sovente mi ricordava che era un volontario soccorritore, che doveva avere sempre la divisa pronta, che non dovevo togliere dallo zaino le cose che c’erano, perché se doveva partire non poteva perdere tempo a cercarle! Ho visto mio figlio, fin dal primo momento in cui è entrato in Associazione, indossare, con estrema umiltà, la sua amata divisa arancione, con grande entusiasmo e  dedizione.

   Sul muro, accanto al suo letto, sono appesi, non tutti per ragione di spazio, con minuzioso ordine e con scrupolosa sequenza, alcuni degli attestati conseguiti, a dimostrazione delle tappe che hanno segnato e scandito la vita di mio figlio nella CRI. Successivamente all’entrata nell’Associazione,  ha sostenuto gli esami per avere il rilascio della patente per guidare l’ambulanza del 118.

Mi piaceva aspettarlo la mattina alle 7.30 dopo il turno in ambulanza  con il caffè caldo ma mi si stringeva il cuore nel vederlo con i segni evidenti di stanchezza sul volto. Se gli chiedevo se era stanco, mi sorrideva e basta!.  Posso dire, con orgoglio di mamma, che Dio mi ha dato come dono un figlio speciale che ha dedicato la sua breve ma intensa vita al prossimo con dedizione e umiltà, ponendo come principale scopo della sua vita l’amore per la famiglia e il rapporto leale e sincero con gli amici che hanno costituito un importantissimo ruolo nella sua esistenza.

La sua amata divisa arancione l’ha indossata quando è partito il 31 ottobre del 2002 per San Giuliano di Puglia in seguito al terremoto, nel 2003 nell’emergenza Alluvione in Molise. Con la stessa divisa e con lo stesso entusiasmo è partito per l’Abruzzo dopo il terremoto del 6 aprile 2009. In queste terre martoriate è giunto per essere presente e utile a tanta gente, a lui sconosciuta ma bisognosa di calore umano e lui, questo, lo sapeva dimostrare e lo metteva in pratica molto bene!  Per sua espressa volontà, Gabriele è stato sepolto con la sua divisa arancione!.

Mi scuso per la retorica, ma sono fiera di questo figlio al quale sono state rivolte parole di elogio il giorno dei suoi funerali e in occasione della giornata a lui dedicata il 23 novembre 2010 dall’Associazione CRI;  Gabriele è stato definito un “ volontario della CRI esemplare!”
Negli ultimi tre anni della sua vita ha intensificato i principali scopi della sua esistenza, l’attività intensa della sua amata CRI, gli esami sostenuti regolarmente per conseguire la laurea in Scienze infermieristiche. Il suo  sogno era quello di laurearsi il 18 novembre 2010 e frequentare a Roma un master per ottenere la specialistica nell’Unità di crisi. Quante volte  mi ha confidato che quando si trovava ad effettuare tante ore di tirocinio al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cardarelli di Campobasso, non provava alcuna stanchezza.  

 La settimana prima di quel tragico giorno, mi aveva annunciato che, dopo ferragosto, sarebbe partito per l’Abruzzo per un campo organizzato dalla CRI.. Doveva andare anche per l’incarico importante che gli era stato affidato!
Il 4 agosto 2010 rimarrà scolpito nella mia mente e nel mio cuore perché è stato l’ultimo giorno che ho visto in vita mio figlio. Il pomeriggio mi ha chiesto se gli abiti per andare a lavorare erano a posto, in quanto il giorno dopo si sarebbe recato a lavorare in un ristorante di un vicino paese; la sera l’ho visto felice perché si recava a Termoli  in occasione della festa di San Pardo.

Il giorno dopo, giovedì 5 agosto, alle ore 17,50  un incidente stradale ha impedito per sempre a mio figlio Gabriele di tornare a casa, di riabbracciare la sua adorata famiglia, di rivedere gli amati amici, di portare a termine i suoi progetti e di realizzare i tanti sogni.
E’ così che si è chiuso un meraviglioso sipario, due splendide tende di velluto rosso hanno oscurato per sempre il palcoscenico della sua vita! Da me definita splendida ma troppo breve..aveva solo 29 anni!

 Da quel momento vivono in me il pianto, la disperazione, il vuoto per l’assenza di un figlio che ha lasciato dopo troppo poco tempo gli affetti più cari: la famiglia, gli amici e le persone che, anche se l’hanno conosciuto per poco tempo, lo terranno vivo nel loro cuore.
Il  mio cuore spezzato non si comporrà mai più, quanti attimi, minuti, ore compongono 29 anni di vita insieme! Quante cose, parole e gesti sono finiti quel maledetto 5 agosto.
  Di fronte al dolore per la perdita di un figlio, in assoluto il più grande che esista, perché innaturale, ogni genitore reagisce in modo molto soggettivo, confidando, ciascuno, sulle proprie forze fisiche e mentali. Mancheranno per sempre i gesti quotidiani che alimentano il rapporto indissolubile tra mamma e figlio. Anche il semplice cambio delle lenzuola del suo  letto,  rimarrà un crudele ricordo!  Il dolore che parte dal profondo del mio corpo, della mia mente e del mio cuore fa paura a me stessa!  Quante volte ho innalzato gli occhi al cielo implorando Dio di farmi capire il perché di tutto quello che mi stava accadendo!

Se mi sono dilungata a parlare della vita di mio figlio Gabriele, chiedo scusa, ho scritto il testo con  parole dettate  dal cuore e non dalla penna. A mio figlio dico grazie per avermi insegnato che si può amare senza chiedere nulla in cambio.
                                                                                                                 
Carmen Fichera
  

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Data di creazione: 19/05/2011 • 23:58
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Commenti a questo articolo

Commento n °6 

da Patrizia_Q il 14/04/2013 • 23:51
Un pensiero per Gabriele....un abbraccio alla sua mamma.

Commento n °5 

da annalisa il 02/04/2012 • 13:22
ciao io sono annalisa volevo dirti che stamattina ho letto la tua storia .....io ti sto scrivendo perchè anch'io ho avuto un incidente "non riesco mai a dire incidente" perchè poi incidente non è...noi abbiamo avuto un frontale ,10 giorni dopo di tuo figlio.....il 15  agosto 2010  ...è morto mio marito e mio figlio stava morendo anche lui....ha subito un intervento di 5 ore,,,,e poi io sono dell'abruzzo  di  lanciano..un abbraccio fortissimo a e il tuo angelo ,......se vuoi ci possiamo sentire però io la mia storia non ancora riesco a scriverla perchè non so come si fà....è da poco che sto imparando al pc....e ringrazio l'associazione che mi dato la forza e lo stimolo per imparare perchè noi siamo vittime del dolore e solo con chi lo ha vissuto lo possiamo condividere.....un abbraccio....

Commento n °4 

da Umberto1960 il 31/08/2011 • 12:15
Bellissime parole,anche se non saranno mai adeguate abbastanza per esprimere il dolore per la perdita di un figlio.  Un sentito abbraccio anche da parte nostra. Umberto e Ninetta.

Commento n °3 

da carmilla il 29/08/2011 • 13:16

Che bella persona che è Gabriele. E che grande perdita che è per tutti la sua morte. Un abbraccio

 Federica


Commento n °2 

da Sergio il 27/08/2011 • 23:03
Ciao Gabriele, hai il nome di un angelo...dell'Angelo...Un pensiero per te.

Commento n °1 

da rosalba il 05/07/2011 • 21:30

Ciao Carmen non ti devi scusare per esserti dilungata nello scrivere di tuo figlio,Gabriele ha lasciato una grande eredità a chi lo ha amato e conosciuto,ma anche a chi non l'ha mai incontrato,la sua vita breve ma intensa devìessere da esempio a tutti;nei suoi occhi si legge la sua grande generosità.Carmen sappi che tuo figlio non ti ha lasciato,è accanto a te e desidera che tu sia serena,Ti sono vicina e abbraccio te e Gabriele con grande affetto.

Rosalba Romano,responsabile dell'AIFVS sede di Potenza