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Testimonianza n.25

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Testmonianza n°25

Ho 27 anni, 6 mesi fa sono stato investito attraversando le strisce pedonali e dopo il coma, operazioni ortopediche, e tante spese, sono vivo per miracolo. Ma, nonostante testimonianze e prove contro il conducente della moto che cadeva a fianco di me quel giorno, sono considerato "vittima della strada", il mio aggressore un ignoto "pirata della strada", e non mi viene concessop il diritto di sapere la verità. Questa è la mia storia. Spero inviarla a tutti i giornali/associazioni nazionali/estere affinché ci si renda conto di cosa si rischia attraversando la strada a Roma, anche alle 14 di pomeriggio davanti ai tribunali a Prati.

***
Ho 27 anni sono laureato in ingegneria Edile. Precario. Avevo compiuto 27 anni da pochi giorni quando il 5 novembre del 2009 la mia vita è cambiata per sempre. Stavo andando al lavoro quel giorno, in fretta come al solito, e anche un pò nervoso perché la partita di calcetto settimanale dove davo sfogo alle tensioni accumulate era stata cancellata per la pioggia. Attaccavo alle 14:30 di pomeriggio, da due settimane avevo chiesto di lavorare soltanto il pomeriggio perché di mattina stavo studiando per l'esame di stato, previsto il 19 novembre. Il tragitto che facevo per arrivare al lavoro era lo stesso tutti i giorni da sette mesi a quella parte. Uscivo dalla stazione Ottaviano, Metro A, Roma nord. Da lì giravo per via O. e in 5 minuti di strada a piedi raggiungevo lo studio. Ma non ci sarei mai arrivato al lavoro quel giorno, e mai sarei tornato a lavorare lì.

Nella sala di rianimazione la luce era sempre la stessa, al neon accompagnata da mille spie e dal suono ciclico della macchina di respirazione della paziente che mi stava alla destra, la quale non so se si rese mai conto della mia presenza i 4 giorni e mezzo che rimasi lì. Quando mi ci svegliai ci misi un pò di tempo a capire dove mi trovavo, e almeno un giorno a rendermi conto che si trattava di una sala di rianimazione.Oltre al mal di testa e alla stanchezza, la prima cosa che pensai quando mi svegliai fu che avevo sete, e che era un peccato perdere del tempo in quel posto brutto, con l'esame in vista e mille altri impegni. Dopo qualche ora iniziai a ragionare sulle possibili cause che mi ci potrebbero aver portato, e ci volle altro tempo per notare di essere nudo, intubato, e con una gamba e una mano ingessate. Ero stanchissimo, e non ne sapevo ancora il perchè.
Le informazioni iniziarono ad arrivarmi poco a poco: Incidente stradale, investimento, trauma cranico, convulsioni, frattura poliframmentariadella rotula del ginocchio destro, frattura di un dito alla mano sinistra, insufficienza renale, perforazione del polmone, emorragia, due giorni di coma.
Nelle due settimane di ricovero presso l'Ospedale S. Spirito subì l'operazione al ginocchio, un controllo quotidiano dai medici affichè la salute tornasse aun grado sufficiente per tornare a casa. Mi ricordo che finalmente tornai a casa il 19 novembre, giorno in cui sarebbe iniziata la mia prima prova d'esame di stato. Nel frattempo amici e familiari misero annunci per le strade dell'incrocio interessato per fare luce su quanto era accaduto.

Il primo testimone si fece sentire dopo pochi giorni, forse passate due settimane. Nel momento dell'accaduto aveva avvertito la polizia, poi mi raggiunse per vedere come stavo e gli arrivò una cascata di sangue coagulato addosso quando tentò di liberarmi le vie respiratorie. Probabilmente mi ha salvato la vita. Lui vive e lavora nei pressi dell'incrocio in Viale delle Milizie dove sono stato investito.
Raccontava di avermi visto attraversare la strada quel giorno, quando a un tratto mi vide rallentare il passo per raccogliere il mio berretto, caduto a terra. In quell'istante, all'altezza di metà attraversamento delle strisce pedonali, una moto mi avrebbe colpito, per strisciare poi per svariati metri in avanti, sul lato sinistro. Io feci uno sbalzo di 6 metri all'impatto per cadere faccia a terra sull'asfalto.
Il secondo testimone, M., lavorava nel bar/ristorante che fa angolo con l'incrocio e stava preparando il caffè da servire al bancone, da dove aveva un'ampia visuale dalla vetrata che affaccia direttamente sull'incrocio dove successe il fatto. Lei racconta che fra un piattino e un caffè a un tratto, mi vede volare da un lato all'altro della finestra in seguito a un forte impatto con una moto, dalle striscie pedonali dove stavo attraversando, e di essere finito fuori dalla visuale della vetrata. Uscendo fuori riconobbe P., frequentatore del suo bar/ristorante, mentre mi soccorreva. Molto dopo, mi raccontò che non fece mai in tempo a testimniare dalla Polizia Municipale perché si erano susseguitamente ammalati padre e madre e ad oggi si trovano in fase terminale. Aveva comunque dato la sua versione dei fatti a mio padre che si stava cercando di informare dopo qualche settimana, e la disponibilità di raccontare tutto quello che aveva visto per fornire una testimonianza ufficiale, che raccolsi di persona a maggio.
I due testimoni dell'accaduto, gente rispettata e radicata in quell'angolo di Roma che è lontano da dove vivo io (a parte le molte ore spese in ufficio), mi raccontarono inoltre della frequenza con la quale occorrono incidenti di questo tipo in quel tratto di strada a 4-5 corsie, rettilineo, e privo di semaforo.
La versione del conducente, G. M., invece, era tutt'altra. Dichiarava che stava fermo davanti alle striscie quando passò una motocicletta "Hornett" che, colpendo la moto ferma sulla fiancata sinistra, fece slittare la moto per oltre 15 metri a sinistra, per colpire subito dopo me, che mi trovavo al centro dall'incrocio e fuori dalle striscie, che sarei caduto direttamente sul posto.
La "Hornet" grigia sarebbe subito dopo scappata, dopo aver fatto strage di una moto e di un pedone, senza lasciare nemmeno una traccia sul pavimento, sulla moto, di qualsiasi tipo ad essa riconducibile. Le foto dimostrano invece un'unica ammaccatura sulla moto che giaceva a terra, sul lato anteriore destro, all'altezza da terra più o meno di un ginocchio, guardacaso. Si presentò di propria volontà quello stesso pomeriggio dai vigili un uomo a sostenere questo, un testimone, che non si rese mai più disponibile per ulteriori dichiarazioni alle Forze dell'Ordine.
Nella versione ufficiale ero quindi una potenziale vittima della strada, colpita da un pirata della strada, in prognosi riservata a Roma.

Non feci notizia.

Non mi rimaneva che prendere un misero rimborso per le vittime della strada e rinunciare a qualsiasi possibilità di conoscere bene cosa mi fosse accaduto, oppure, a luce delle testimonianze emerse, cercare di chiedere il risarcimento dei danni subiti al mio presunto aggressore.

Esigerò che vengano rispettati i miei diritti, per quel che mi è accaduto, per aver perso l'agilità e la destrezza che faceva parte della mia vita precedentemente all'incidente, perché voglio credere che esiste un pò di giustizia, di credere che vivo in uno stato di diritto quando una persona viene investita in questo modo nella capitale di Italia, alle 14 del pomeriggio, e a due isolati dai tribunali, e perché la più grande spesa che ho tutti gli anni da pagare é proprio l'assicurazione di una macchina, con i costi fra i più cari d'Europa.
Inutile dire che dal giorno dell'incidente non ho mai ricevuto neanche una scusa, un buon augurio, o un aiuto da nesssuno che non sia dalla mia famiglia, la mia compagnia d'amici, la mia ragazza, gli ospedali pubblici, e che l'assicurazione del conducente della moto, unico mezzo visibile coinvolto nell'accaduto, a malapena si è concessa a scambiare due parole con il mio avvocato (ulteriore spesa alla quale mi trovo di dover fare fronte, oltre a quelle mediche, due mesi di fisioterapia, il nuoto, che ho sempre troppo poco tempo di fare perché per fortuna o per necessità sto di nuovo lavorando tanto) dopo che si è recato ben tre volte di persona nella loro sede a chiedere le loro intenzioni.
E se quando cerco di esigere il rispetto dei miei diritti in questa città, capitale di un paese di rilievo internazionale, meta turistica e religiosa di persone da ovunque al mondo, non ho riscontri, e poi mi tocca leggere sui giornali nazionali di tutte le volte che a Padova o a Verona qualcuno viene investito. Allora vi dico:

Cristo si è fermato sulle rive del Po.


D. O.



Data di creazione: 14/06/2010 • 22:51
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Commenti a questo articolo

Commento n °1 

da Sbrustia il 19/08/2010 • 21:07
Caro D.O.,
non ti abbattere e continua a lottare! Il fatto che tuo padre sia riuscito atrovare delle persone disposte a fornire una testimonianza che smentisce laversione fornita dal conducente del motoveicolo mi sembra un ottima cosa. Le compagnie di assicurazione si comportano sempre da farabutti,quando si tratta di pagare… Per quanto riguarda le spese legali, penso che nonsia difficile trovare a Roma un buon avvocato disposto ad accettare un patto diquota lite del 10-15%.Stefano