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Le due regioni sono particolarmente 'attenzionate' dai sindacati di categoria
Intanto, i funerali di Giulia si svolgeranno martedì alle 11 nella Basilica di Santa Giustina a Padova.
Le ricerche sul web Il giovane avrebbe organizzato il delitto nel dettaglio. Per questo i giudici gli contestano la premeditazione nell'assassinio della ragazza, oltre all'occultamento e il vilipendio di cadavere. Come ricostruito dalle indagini, il ragazzo avrebbe deciso di uccidere Michelle Causo già il giorno prima del delitto, il 27 giugno, quando sul web aveva cercato informazione su come sferrare colpi letali a una persona. Quel giorno chiamò la ragazza per darle appuntamento ma i suoi intenti sfumarono quando la giovane si presentò accompagnata dal suo cane. Una presenza che aveva in qualche modo scombussolato il progetto del ragazzo.
L'omicidio Il giorno dopo invece, il ragazzo uccise Michelle Maria Causo nel suo appartamento provando poi a liberarsi del corpo senza vita lasciandolo dentro un carrello della spesa, in una zona abbandonata. La vittima aveva 17 anni. Secondo quanto reso noto rubarle la droga, i pochi spiccioli che portava con sé e di non pagarle il debito da 60 euro che con lei aveva contratto. "Abbiamo avuto una lite e poi la discussione è degenerata"
La famiglia chiede giustizia "La mamma di Michelle si affida alla giustizia - spiegano, citati dal quotidiano La Repubblica, i legali che rappresentano i genitori della giovane vittima, gli avvocati Claudia Di Brigida e Antonio Nebuloso - ha chiesto sempre e solo di conoscere la verità. Non conosciamo gli atti di indagine ma la famiglia ha sempre contestato la versione dell'imputato. L'imputazione va nella direzione ipotizzata: Michelle non ha aggredito nessuno e il suo omicidio è stato pianificato e realizzato barbaramente".
La donna costretta a convivere con il boss da quando aveva 15 anni Le vessazioni a cui era sottoposta l'ex moglie di Arena erano note nella cittadina della Piana di Gioia Tauro. Ne aveva fatto riferimento, infatti, un collaboratore di giustizia ed erano emerse anche in alcune intercettazioni. Il riscontro lo ha fornito la stessa donna che ai magistrati ha raccontato le attività criminali della famiglia del marito e, soprattutto, cosa ha subito dal 2001 quando, a 15 anni, prima di entrare al liceo, è stata rapita da Rosario Arena e costretta a convivere con l'uomo che nel 2003, una volta maggiorenne, ha dovuto sposare. "Io e i miei genitori abbiamo capito che non ci potevamo opporre. - si legge nel verbale della vittima -. Della famiglia Arena so che non hanno mai lavorato onestamente. Già durante la mia vita matrimoniale ho subito numerose volte minacce dal mio ex suocero e dal mio ex marito, che mi hanno più volte detto che per me era già pronta la ruspa. Quando ho lasciato Rosario, 13 novembre 2018, Domenico Arena, il mio ex suocero, mi ha detto che ci avrebbe uccisi", riferendosi ai propri familiari.
Chiamata "pentita" perché non partecipava alle attività illecite "Ricordo che mio suocero - sono sempre le parole della donna - proponeva a noi donne della famiglia di occuparci della coltivazione di sostanze stupefacenti. Mio marito mi chiamava pentita" perché non partecipava alle attività illecite, "mi alzava le mani, mi abbandonava 3-4 notti, e diceva che se ne andava per colpa mia”. "Mi sono diplomata e laureata - ha dichiarato la donna -. Lui mi diceva sempre che non dovevo lavorare. Se volevo soldi me li dovevo guadagnare, senza lavorare però". Quando Rosario Arena è stato lasciato dalla moglie ha vissuto la separazione come un'onta da punire.
Le minacce Secondo gli inquirenti, infatti, mentre era ancora detenuto, attraverso i figli, avrebbe detto alla donna che una volta scarcerato "avrebbe sistemato tutto". "Dovrai morire di fame" è la frase che le avrebbe rivolto, invece, l'ex suocero utilizzando un falso profilo Facebook. La vita matrimoniale della vittima - si legge nell'ordinanza - "è stata improntata a pressioni psicologiche continue, in quanto il suocero ed il marito pretendevano che lei, come le altre nuore, prendesse parte attiva agli affari illeciti della famiglia, tra cui il traffico di stupefacenti, e che avesse con il suocero atteggiamenti sessuali promiscui e confidenziali".
Le minacce al medico per ottenere i domiciliari Oltre alle minacce alla donna, padre e figlio arrestati sono accusati anche di avere minacciato un medico dell'ospedale di Bari con lo scopo di ottenere un certificato che sarebbe servito a Domenico Arena, all'epoca detenuto, per eludere il carcere e usufruire dei domiciliari. La Dda ha, inoltre, scoperto un'estorsione ai danni di una cooperativa agricola che, secondo gli inquirenti, negli ultimi 18 anni, era diventata una vera e propria fonte di reddito illecito della famiglia Arena. E contro i due uomini da lei accusati il gip Tommasina Cotroneo ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del sostituto procuratore della Dda Sabrina Fornaro.
Emilia Romagna Sono circa 350 le richieste di intervento ricevute fin da questa notte ai Vigili del Fuoco a causa del forte vento che sta soffiando sull'Emilia-Romagna. Le segnalazioni riguardano soprattutto alberi o rami caduti sulla sede stradale, insegne pericolanti, tettoie divelte e comignoli pericolanti. Al momento le maggiori criticità si registrano nelle provincie di Rimini e Forlì-Cesena. In particolare, nel Riminese sono stati 150 gli interventi compiuti dai pompieri e una settantina quelli registrati nel Forlivese e nel Cesenate. L'Arpae e la Protezione Civile regionale avevano disposto, nelle scorse ore, una allerta di colore arancione proprio per il forte vento su diverse aree dell'Emilia-Romagna oltre a una allerta rossa, per la giornata di oggi, per il rischio di frane, ruscellamenti e piene dei fiumi nella pianura reggiana e parmense. A Riccione si segnalano alberi caduti su abitazioni, automobili e strade. Gli alberi caduti di proprietà pubblica sono circa una decina mentre numerose altre piante di proprietà privata sono crollate nei diversi quartieri cittadini: gli interventi complessivamente sono stati circa una settantina. In particolare in viale Adamello un grosso albero è caduto contro un'auto e un palazzo mentre in viale Catalani un enorme pino si è sradicato finendo su un'auto e provocando una temporanea fuga di gas.
Marche Forte raffiche di vento anche nelle Marche dove sono già 170 gli interventi svolti per alberi o rami caduti sulla sede stradale, insegne pericolanti, tettoie divelte e comignoli crollati. Nella serata di ieri una quercia, caduta lungo la SP 25 a Cingoli, in provincia di Macerata, su un'auto in transito, è stata rimossa con l'autogru dai vigili del fuoco. Intanto sono decine gli interventi per rami e piante cadute sulle strade e per grondaie e cornicioni pericolanti. Un centinaio le chiamate nel Maceratese per vari disagi causati dal forte vento. Nel Fermano, tra gli interventi, quello per le fiamme divampate a Falerone su un traliccio: il fuoco ha interessato il sezionatore a gas di linea Enel collegata a un impianto fotovoltaico. Il vento continua a soffiare su tutte le province marchigiane ma non sono segnalate, invece, precipitazioni rilevanti.
Trentino Alto Adige Caos neve in Tirolo e in Alto Adige, spaccato in due, con 30 centimetri di neve al Brennero e più a sud pioggia anche in quota. Sul versante nord della cresta di confine, in Austria, nelle scorse ore sono caduti fino a 60 centimetri di neve, causando chiusure e ritardi non solo sulle strade ma anche per i collegamenti ferroviari. In Tirolo 4.000 utenze attualmente sono senza corrente elettrica. L'Alto Adige si presenta invece diviso: a nord con l'arrivo dell'aria fredda dall'Austria la neve scende fino a quote basse, mentre a sud - a causa della corrente calda che spinge dall'Italia - piove fino a 1500-2000 metri. Con il passare delle ore i fenomeni si esauriranno nelle valli grazie all'arrivo del Föhn, mentre in montagna continueranno. Così il bollettino meteo della Provincia di Bolzano. La Protezione civile ha emesso un avviso di allerta gialla in Trentino, attraversato in queste ore dalla perturbazione atlantica che sta provocando precipitazioni diffuse e intense sul territorio. Il maltempo che ha investito il Trentino sta causando allagamenti e smottamenti che hanno comportato la chiusura di alcune strade ora in fase di riapertura. Nelle ultime ore sono stati gestiti circa 70 eventi mediamente distribuiti su tutto il territorio provinciale.
Toscana "A Marina di Pisa, dove ci sono mareggiate e raffiche a 112km/h, l'acqua del mare è entrata nelle strade provocando allagamenti. Interventi in corso per alcuni alberi caduti per il forte vento". Lo comunica su Facebook il presidente della Toscana Eugenio Giani. "Precipitazioni localmente intense hanno portato all'aumento dei livelli dei fiumi, alcuni sopra il primo livello come Magra, Ema, Lamone e Arno a Stia, ma senza criticita", conclude Giani. Disagi dovuti anche al forte vento, con raffiche fino a 125km/h, e forti mareggiate sulla costa con onde sopra i 3 metri, che hanno causato allagamenti a Marina di Pisa e danni nel Livornese e in Versilia. Cancellati alcuni traghetti con le isole dell'Arcipelago toscano. Neve in Val di Luce e sui crinali dell'Appennino.
Nella Capitale oltre 100 segnalazioni di alberi caduti Alberi e rami caduti a Roma, interessata dal vento forte. Oltre cento le segnalazioni arrivate finora da varie zone della città. Sul posto vigili del fuoco e polizia locale per la messa in sicurezza e la viabilità. Al momento non risulterebbero feriti. Tra gli episodi, in via Perevagno, in zona Aurelia, due alberi secolari sono caduti in strada danneggiando un'auto in sosta.
La dinamica dell'omicidio di Arezzo La furia omicida del 38enne si è scatenata contro le donne dopo una serie di messaggi scambiati per telefono con la moglie, che occupava un'altra stanza della casa. Una ventina le coltellate inferte alla donna, tre quelle alla madre di Sara Bruschi che viveva con loro e sarebbe intervenuta a difesa della figlia.
Il 38enne cacciato di casa e poi riaccolto Dopo il duplice omicidio, Jawad Hicham uscì dall'abitazione, in stato di shock, gridando "le ho ammazzate, le ho ammazzate". Sara Bruschi, un mese prima di morire, aveva cacciato di casa il 38enne per poi riaccoglierlo una decina di giorni prima dell'aggressione fatale.
La difesa e la richiesta della perizia psichiatrica La difesa dell'uomo aveva chiesto che il 38enne fosse sottoposto a perizia psichiatrica, istanza però rigettata dalla Corte d'Assise. Nell'arringa finale l'avvocato aveva chiesto che non fosse riconosciuta l'aggravante del legame parentale e la possibilità di accedere al rito abbreviato.
Turetta al pm: "La volevo per me, omicidio terribile" Nell'interrogatorio di nove ore davanti al pm, Filippo Turetta avrebbe affermato, come nelle dichiarazioni spontanee al gip, di voler "pagare e scontare la pena per le mie responsabilità di un omicidio terribile". Il senso delle parole del 21enne è questo: "L'amavo, la volevo per me, non accettavo che fosse finita".
"Scappava da me, l'ho rincorsa e uccisa" Turetta non si dava pace per la fine della relazione con Giulia Cecchettin, che l'aveva lasciato la scorsa estate, e avrebbe provato in tutti i modi a recuperare il rapporto. Anche con comportamenti, come confidava Giulia alle amiche, che erano una violenza psicologica nei confronti della 22enne. "Quella sera mi è scattato qualcosa in testa, ho perso la testa, scappava da me, l'ho rincorsa e uccisa", avrebbe detto Turetta, difeso dai legali Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, al pm cercando di respingere l'ipotesi di una premeditazione e, in sostanza, descrivendolo come un delitto d'impeto. Ha detto di aver commesso un "fatto terribile" per il quale non ci sono scusanti, ribadendo di essere pentito, affranto e pronto a pagare quello che dovrà pagare in termini di giustizia.
Come è stata uccisa Giulia Cecchettin Giulia è stata uccisa a coltellate, e i fendenti potrebbero essere stati sferrati con il coltello con lama da 12 centimetri trovato nell'auto in Germania. E' una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, che stanno cercando riscontri alle risposte di Turetta. Le ultime coltellate potrebbero essere state sferrate all'interno dell'auto nella zona di Fossò, dopo che Turetta l'aveva spinta a terra, rincorrendola mentre lei fuggiva, facendola cadere con la testa sul marciapiede e poi caricandola sulla macchina.
Zaia firma l'ordinanza: lutto regionale Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha emesso l'ordinanza con cui viene decretato il lutto regionale per la giornata di martedì 5 dicembre, giorno delle esequie di Giulia Cecchettin, in coordinamento con le Prefetture della regione. "Martedì, per le esequie di Giulia - ha affermato Zaia in una nota - chiedo all'intero Veneto un segnale corale, forte e chiaro, contro la violenza di genere. Una giornata che diventi indelebile, che segni il passo perché fatti come questo possano non ripetersi più. Lo dobbiamo a Giulia, nel cui ricordo, e nel ricordo di tutte le donne uccise senza un perché, continueremo a lavorare stretti gli uni agli altri nel combattere la violenza di genere".
"Se non fosse reale, ci sembrerebbe di vivere in un film, in un brutto film già visto soltanto poche settimane fa. Un altro collega è stato licenziato per aver esclamato, tra sé e sé, una bestemmia sul posto di lavoro in seguito all'ennesimo malfunzionamento dei sistemi aziendali che impedivano di lavorare", scrivono i sindacati in un comunicato congiunto.
"È inconcepibile togliere un posto di lavoro per un fatto del genere, il lavoratore ha indubbiamente sbagliato, ma la sanzione deve essere commisurata a buonsenso e proporzionalità e deve rispettare quanto previsto dal contratto nazionale", aggiungono.
Inoltre, i sindacati contestano il "riferimento nella contestazione disciplinare a una norma penale risalente al 1930, quasi cent'anni fa, che fa tornare indietro il Paese a periodi bui di oscurantismo e quando lo Stato era confessionale" e "il richiamo dell'azienda alla sanzione amministrativa per violazione del Codice penale da 51 e 309 euro quasi che la società potesse sostituirsi agli organi della Pubblica amministrazione".
È "il secondo licenziamento in appena due mesi e nel frattempo abbiamo appena evitato che fosse licenziata una terza lavoratrice, a cui hanno dato un provvedimento che rappresenta la massima sanzione prima del licenziamento, dopo tra l'altro averla sospesa dal lavoro illegittimamente per 15 giorni", sottolineano ancora le sigle sindacali.
I numeri dei prossimi anni In particolare, dal 2023 al 2029 ci saranno circa 73.500 pensionamenti e dal 2023 al 2033 oltre 127mila, mentre dal 2023 al 2036 ce ne saranno più di 173mila. Questi numeri non risultano però compensati dai nuovi ingressi: per le lauree in infermieristica, la media dei laureati all'anno dagli inizi degli anni Duemila a oggi è di 11.075, dice la Fnopi, e rapportando questo numero alla media dei pensionamenti si ottiene, solo da questo punto di vista, una carenza di circa 18.200 persone nei prossimi anni.
Oltre 3mila infermieri all'anno in fuga all'estero Sempre Fnopi segnala che ogni anno fra i 3mila e i 3.500 infermieri vanno all'estero dall'Italia, scegliendo di non lavorare più nel nostro Paese. Il dato riguarda gli ultimi quattro anni. C'è chi sceglie di trasferirsi e chi invece fa il frontaliere, prevalentemente in Svizzera, lavorando all'estero e vivendo in Italia.
Sindacato: "Molti meno infermieri rispetto alla media Ue" A peggiorare la situazione le cifre fornite da Nursing Up, sindacato degli infermieri, secondo cui la situazione è ancora più grave. "La Fnopi dice che mancando 65mila infermieri - spiega il presidente Antonio De Palma -, ma il loro ragionamento è sbagliato. Loro calcolano genericamente tre infermieri per ogni medico. Se consideriamo che il servizio sanitario è un paziente in barella, con 65mila infermieri inizia a muovere le gambe. Ma per farlo scendere e camminare ne servono 175mila. Il dato lo calcoliamo in base alla media dei Paesi europei. Se poi ci riferiamo a quelli che aderiscono all'Ue, e secondo noi è quello che occorrerebbe fare, ne mancano addirittura 220mila". E ancora: "Servono 40mila infermieri solo per garantire il Pnrr. Da circa sei mesi si sta cercando di reperire medici per esempio da India e Argentina, ma sappiamo che molti arrivano senza sapere la lingua e quindi la qualità dell'assistenza ne risente".
La fuga degli infermieri dalla professione è considerata grave dalle sigle sindacali, che denunciano la presenza di chi va all'estero alla ricerca di condizioni migliori di lavoro o di chi lascia perché la professione ha perso attrattività. Ancora in base ai dati del sindacato, questa volta Nursind, in Lombardia in questo momento mancano 10mila infermieri e in Piemonte almeno 5mila. "Siamo di fronte a una situazione che è quella di non riuscire a garantire neanche il turn over con le risorse disponibili - dice Francesco Coppolella, Nursind Piemonte -. Anni di tagli e di risparmi sul personale hanno determinato l'attuale condizione. La spinta verso la privatizzazione e l'esternalizzazione dei servizi è un'altra questione cruciale". E per la Lombardia: "Lavoriamo tutti i giorni con numeri nei reparti di ospedale che sono gli stessi che dovrebbero essere presenti nelle giornate di sciopero. Siamo in emergenza".
"L'opera deve assolutamente restare in Italia perché è patrimonio della Nazione" - "L'opera deve assolutamente restare in Italia perché è patrimonio della Nazione. Spero ci venga restituita la base settecentesca. Penso che la ministra federale della Cultura, Claudia Roth, non sappia nulla di questa storia. E sono certo che la collaborazione tra Germania e Italia, già ottima in tanti campi, migliori ancora in futuro anche in quello culturale", ha aggiunto Sangiuliano.
La storia della statua - La statua era stata venduta dal proprietario, il principe romano Lancellotti, alla Germania per volere di Benito Mussolini e nonostante le rimostranze del ministro dell'Educazione nazionale Giuseppe Bottai. Hitler aveva notato la statua durante la sua visita a Roma nel maggio 1938: infatti, incarnava le qualità dell'ideale "ariano". Una volta acquistata, il Führer l'aveva donata alla Glyptothek di Monaco di Baviera. Il Discobolo era poi tornato in Italia 10 anni dopo perché inserito nella lista delle opere sequestrate dai nazisti da restituire all'Italia.
Secondo quanto riporta il Corriere nell'edizione odierna, tutto è nato da una richiesta - attraverso una lettera - del direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphan Verger, a quello della Gliptoteca di Monaco, Florian S. Knauß: la restituzione della base marmorea settecentesca del Discobolo. Knauß ha negato la restituzione della base e replicato: "Non sono nella condizione di abbandonare la nostra rivendicazione legale di una restituzione del Discobolo al nostro museo. La scultura venne legalmente acquistata dallo Stato Tedesco dopo essere stata offerta al Metropolitan Museum di New York. Le istituzioni italiane al potere in quel momento furono d'accordo con l'esportazione. Non è stato nemmeno un 'regalo' a Adolf Hitler. Il rimpatrio in Italia ha violato la legge, secondo l'opinione legale dello stato bavarese e del nostro museo".
L'Etna innevato, dunque, ha dato spettacolo con un'intensa fontana di lava dal Cratere di Sud-Est, con trabocchi nell'area sommitale e un'alta colonna di fumo. L'attività era visibile anche da Taormina e Catania. L'Ingv parla di "normale attività" del vulcano. Il modello previsionale sulla dispersione del plume vulcanico indica una potenziale ricaduta di ceneri nel versante nord-orientale del vulcano in direzione Nord-Nord-Est. Il bollettino di allerta aereo, il Vona, era diventato rosso, ma la fase eruttiva non impattava con l'operatività dell'aeroporto di Catania.
Dal punto di vista sismico, si legge in un comunicato dell'Ingv, Osservatorio etneo di Catania, l'ampiezza media del tremore vulcanico, le sorgenti del tremore sono rimaste confinate nell'area del cratere di Sud-Est alla profondità di circa 2.900 metri sopra il livello del mare. Anche l'attività infrasonica mostrava un significativo incremento. Gli eventi infrasonici localizzati sono prodotti dal cratere di Sud-Est. L'analisi dei dati clinometrici rivelava una variazione di circa 0,3 micro radianti nella parte sommitale del vulcano, compatibili con le usuali dinamiche di fontana di lava.
A due mesi dall'omicidio di Pierina Paganelli a Rimini, tuttora irrisolto, la nuora Manuela Bianchi ripercorre ai microfoni di "Quarto Grado" i rapporti con la suocera uccisa con 29 coltellate nel garage dello stabile in cui risiedevano. "Tra noi non ci sono mai state liti, ma quando mi sono allontanata da casa ha preso una posizione molto ferma", spiega la donna, che per prima la mattina del 4 ottobre ha rinvenuto il corpo senza vita di Pierina. "Il dolore era profondo dopo che aveva cambiato opinione su me e mio fratello, ma non avevo le forze per affrontarla", aggiunge la moglie di Giuliano Saponi, il figlio di Pierina rimasto coinvolto pochi mesi prima in un grave incidente stradale. "Piera era una persona dal carattere forte e averla come riferimento mi faceva sentire più sicura", spiega.
Al programma di Rete 4 Manuela Bianchi ricorda alcuni screzi maturati tra loro durante la gestione di un bancone commerciale, ma conferma l'affetto che circondava Pierina in famiglia così come nella congregazione dei Testimoni di Geova che frequentava: "Non era una persona che litigava facilmente e tutti la consideravano una brava madre di famiglia", afferma Manuela Bianchi.
E sul ritrovamento del cadavere aggiunge: "Non credo nel destino ma mi chiedo perché proprio io".
Una svolta dalle indagini sulla morte della 79enne potrebbe arrivare dalle immagini riprese da una delle tre telecamere della farmacia San Martino dove si vede un uomo passare con qualcosa in mano alle 22.20, qualche minuto dopo l'omicidio nei sotterranei del condominio di via del Ciclamino a Rimini.
Ultimo aggiornamento: 02/12/2023 &b000000SaturdaySaturday; 23:04