Vergogne del 2009

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Vergogne 2009

Lo slogan incredibilmente minaccioso è un segnale dell'arroganza della ditta produttrice e di chi acquista un tale veicolo
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Inoltre per confermare l'arroganza e insensibilità di chi pubblicizza queste auto che ha realizzato un vergognoso video che vi mostriamo

 Le inaccettabili incoerenze dell'ACI:

ACI.jpgsostiene la sicurezza e rimborsa il recupero dei punti perduti!
L'AIFVS, invece, lega la sicurezza  alla perdita definitiva dei punti della patente!
 
 L'ACI organizza ogni anno il Salone Internazionale per la Sicurezza Stradale; lancia grandi campagne per il conseguimento dell'obiettivo europeo del dimezzamento degli incidenti entro il 2010, pubblicizzando anche la raccolta di un milione di firme, al fine di spingere i Governi a prendere misure efficaci contro la strage stradale.
Nel contempo, dimostrando un'inaccettabile incoerenza, contribuisce a rendere inefficaci le misure del Governo, sostenendo la possibilità di trasgredire le norme:  sulla rivista EVO, edita ACI Mondadori, sostiene e pubblicizza l'eccesso di velocità, da noi stigmatizzato tra le vergogne del 2003. Ma l'incoerenza dell'ACI non si ferma qui, continua ancora oggi nel 2009: Claudio Martino, componente del direttivo dell'AIFVS e socio dell'ACI, si accorge che la tessera ACI dà diritto al rimborso di denaro per la perdita dei punti della patente!
Non intendendo sostenere con i soldi del suo tesseramento i comportamenti di trasgressione delle norme, non rinnova la sua iscrizione all'ACI e ce ne dà notizia.
Bene ha fatto Claudio Martino, la sua scelta è un esempio da imitare fino a quando l'ACI non annullerà tale incoerente offerta.
L'occasione è utile anche per sottolineare che il recupero dei punti, come sempre da noi sostenuto, non spinge il conducente a modificare il comportamento di trasgressione delle norme, ma a cercare strategie per riottenerli o per alleviare il disagio economico. Se invece la perdita dei punti è definitiva, il conducente avrà la chiara percezione che se continuerà nei comportamenti di trasgressione delle norme il diritto ad avere la patente si affievolirà, fino a perderlo definitivamente.
Dobbiamo far passare il messaggio che la patente non è un diritto garantito a vita, non può essere data a tutti, ma a coloro che dimostrano una personalità equilibrata. Su questo orientamento ci dobbiamo spendere, non su proposte trasgressive ed incoerenti, come ha fatto l'ACI.
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni
presidente AIFVS
 
N.B. SE ALTRI SEGUIRANNO L'ESEMPIO DI CLAUDIO
MARTINO O RILEVANO ALTRE INCOERENZE, SONO PREGATI DI DARE COMUNICAZIONE ALL'AIFVS

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Lettera di sollecito
di iscrizione all'ACI

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Lettera inviata da Claudio
Martino al dott. Pagliuca pres. ACI

27.05.2009
L'ARRESTO DEL PM SICILIANO, IL MAGISTRATO FA SCENA MUTA ALL'INTERROGATORIO
Interrogatorio lampo per l'ex procuratore aggiunto Pino Siciliano, ai domiciliari per concussione, che ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, davanti al Gip di Reggio Calabria, Kate Tassone. Mentre dalle pagine dell'ordinanza emergono diversi filoni di indagine e nuovi sviluppi.
Fonte Normanno.com
 
 
E’ durato davvero poco l’interrogatorio di garanzia dell’ex procuratore aggiunto Pino Siciliano, oggi comparso davanti al Gip reggino, Kate Tassone, che ha siglato l'ordinanza custodiale a suo carico per concussione e tentata concussione.

Il magistrato, assistito dall’avvocato Franco Bertolone, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Primo passagio a vuoto, quindi, per Siciliano, che dovrà ora difendersi in altra sede, probabilmente davanti al Tribunale del Riesame, e spiegare i perché della sua condotta, che secondo la procura reggina era illegale.

Nel corso dell'inchiesta d'altronde il magistrato messinese era stato convocato almeno due volte dai colleghi d'oltre Stretto per chiarire alcuni passaggi delle vicende sulle quali stavando indagando. Interrogatori che però non hanno convinto per nulla la procura calabra, tanto che il Gip nell'ordinanza annota una sorta di "arrampicarsi sugli specchi" del magistrato per discolparsi, senza riuscire però a chiarire fino in fondo il suo comportamento. Almeno per il momento, quindi, Siciliano ha deciso di tenere la bocca chiusa sui molti passaggi dell'ordinanza a suo carico.

Nelle 356 pagine del gip Tassone sono molte le vicende che emergono, altrettante che si intuiscono soltanto, coperte in parte dagli omissis, così come si intravedono spunti di indagine sicuramente ancora al vaglio. Altre quattro le vicende riportate dalla procura per tracciare il modus operandi dell'ex procuratore aggiunto, delineate esplicitamente.

Cioè il progetto per la realizzazione del centro commerciale Auchan a Zafferia, la transazione del comune di Taormina con la società mista di raccolta rifiuti, Messinambiente, il concorso per un posto di ricercatore all'Università di Messina del figlio Francesco, l'anomalo interessamento per la speculazione edilizia sul Torrente Trapani ed in particolare per il complesso Parco Marullo, una richiesta di notizie su indagini in corso, notizie arrivate poi all'imprenditore Sarino Bonaffini, poi tante altre vicende politiche ed amministrative, discusse insieme all'amico Michele Caudo, il segretario provinciale dell'Udc, che in un passaggio adombra pesanti considerazioni sulla campagna elettorale svolta dall'ex sindaco, Francantonio Genovese.

Tantissimi i pasaggi coperti da omissis, come quelli che puntellano le trascrizioni delle conversazioni intercorse nell'ufficio di Siciliano, insieme ad Antonino Dalmazio, commissario prima di Messinambiente poi nominato all'Ato 3, poi quelle col sempre presente Caudo. Nell'ordinanza sono state inoltre inserite alcune telefonate e considerazioni sul rettore, Franco Tomasello, l'operato del consigliori Tommasini, il ruolo svolto dal professore Aldo Tigano nella conduzione dell'ufficio legale del Comune di Messina, le inchieste sull'Istituzione dei Servizi Sociali.

In particolare per quel che riguarda i rapporti con Caudo, prendendo spunto dalla vicenda Impregilo, gli inquirenti si chiedono se dietro all'interessamento dei due in alcune vicende non ci sia un sistema tangentistico ben preciso. Tutte ipotesi al vaglio

Nota Bene
 
E' lo stesso magistrato che nel ruolo di procuratore aggiunto ha trattato l'esposto presentato al Consiglio Superiore della Magistratura contro il pubblico ministero Emanuele Crescenti dai genitori di Valeria Mastrojeni, uccisa a Messina il 20 giugno del 1997 da chi guidava ad una velocità superiore ai 111 km/h in una strada del centro storico con il limite dei 30.
Esposto regolarmente archiviato dal CSM.
Dalla lettura del fascicolo apprendevano che il procuratore aggiunto Giuseppe Siciliano aveva fatto fare la relazione inviata al CSM allo stesso pubblico ministero Crescenti contro il quale avevano fatto l'esposto!
I genitori, consapevoli della loro dignità di cittadini ed impegnati a difenderla, si sono recati presso l'Ufficio del dott. Siciliano per fare rilevare l'abnormità di tale comportamento, non adeguato a dare risposte di giustizia ai cittadini offesi dal reato. 
Il procuratore Giuseppe Siciliano ha usato nei loro confronti le seguenti espressioni ed intimazioni: "E' stato fatto tutto in modo regolare, è stato utilizzato il contenuto del fascicolo. E poi non è detto che la verità processuale sia la verità dei fatti.
Non ho altro da aggiungere, vi potete accomodare fuori!"
Parole pesanti come macigni, che fanno soffrire, impossibili da dimenticare, che mettono in discussione la professionalità e la cultura di chi li proferisce, che con l'espressione "non è detto che la verità processuale sia la verità dei fatti" confermano l'ambiguità con cui è stato condotto il processo per l'uccisione di Valeria, non finalizzato a fare emergere la verità dei fatti, ed evidenziano nel contempo le storture nell'esercizio del potere, non vissuto come servizio al cittadino ma come prepotente arroganza.
Certi magistrati forse non si rendono ancora conto che i cittadini sono consapevoli della loro dignità, per difendere la quale ricorrono al confronto e non all'offesa. Di fronte invece si trovano a volte talune "autorità" che si credono padreterni, ma i cittadini padreterni in terra non ne conoscono! 
Un giorno ai genitori di Valeria, da persone offese da un reato gravissimo e sottovalutato e con conseguenze irreversibili, è toccato sentirsi dire dal procuratore Giuseppe Siciliano "Vi potete accomodare fuori!"
Forse anche a lui oggi avrebbe fatto piacere sentirsi dire la stessa cosa, ma qualcuno gli ha detto di accomodarsi dentro.
La battaglia dell'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada è una battaglia di civiltà, che si costruisce dando voce al silenzio ed alla verità, per far diminuire nella società l'ingiustizia ed il dolore.

GIUSTIZIA VERGOGNA


Alessandro Milanese
19 anni
Treviso 8 giugno 1978
25 ottobre 1997


Treviso 25 febbraio

La drammatica esperienza umana e giudiziaria vissuta con la morte di mio figlio Alessandro Milanese, avvenuta il 25 ottobre 1997, alla giovane età di 19 anni, è una storia di diritti umani calpestati e ripetutamente violati.
La sua morte, infatti, non è che il tragico epilogo di un’ignobile bravata, da parte di un balordo, che probabilmente in cerca di sensazioni forti, quella notte aveva voluto provare l’ebbrezza dell’alcol e il brivido della velocità, spezzando crudelmente una giovane vita, con il premio della più totale impunità.
Alessandro camminava sull’apposita banchina, lungo il ciglio della strada statale “Terraglio” (Venezia – Treviso), contrassegnata, in quel famigerato tratto, da un limite di 70 Km orari.
Era in compagnia di due amici, che lo precedevano in fila indiana, diretto alla fermata dell’autobus, con cui pensava di fare ritorno a casa, dopo la sua prima innocente uscita, per una festa in discoteca (un posto che solitamente non amava frequentare). All’improvviso veniva centrato in pieno da un’auto di grossa cilindrata che sopraggiungeva alle sue spalle, sfrecciando nella notte a fari spenti.
Nella sua corsa sfrenata il pirata lo trascinava per 60 – 70 metri, scaraventandolo esamine sull’asfalto e, incurante si dava vigliaccamente alla fuga. Nello schianto micidiale perdeva, sul posto, frammenti di carrozzeria, targa anteriore compresa, circostanza questa che lo costringeva a costituirsi sul luogo del sinistro, dopo un’ora e mezza e,  sottoposto, poi, al test dell’etilometro, risultava ubriaco.
Nonostante la somma di tali gravissimi reati (guida notturna a fari spenti, stato di ebbrezza alcolica, violazione eccessiva dei limiti di velocità, investimento ed uccisione di pedone, omissione di soccorso e fuga), nessuna misura detentiva veniva adottata nei confronti del carnefice.
A distanza di un anno (sett. 98), alla prima udienza del processo penale, il tribunale accoglieva vergognosamente la richiesta di patteggiamento dell’imputato, nonostante l’aggravante dei tre precedenti penali, di cui uno con pena sospesa, e con sentenza inappellabile, condannava l’assassino ad un anno di reclusione con la condizionale e a undici mesi la sospensione della patente.
Il mio dolcissimo figlio Alessandro  veniva cosi ucciso due volte:
la prima volta da un atto brutale di pirateria stradale,
la seconda volta da una giustizia disumana, arrogante e sprezzante della dignità della persona.
Lo sconcerto e la dolorosa frustrazione per l’ingiustizia subita non c’impediva, però, di proseguire con la causa civile di primo grado, avviata nel luglio del 1998, con l’ostinazione di trovare una risposta alle nostre attese, almeno attraverso il riconoscimento, in qualche modo, equo e congruo, dei danni gravissimi ed irreparabili, che la perdita di un figlio e di un fratello ha inflitto alle nostre esistenze.
Purtroppo la causa civile di primo grado, dopo uno stillicidio di rinvii vari, di perizie umilianti, quanto frettolose e superficiali, si concludeva, nel luglio del  2002, con una sentenza, ancora una volta, deludente e inaccettabile, accogliendo il cinquanta per cento circa delle nostre, pur moderate, richieste risarcitorie e assecondando l’offerta della compagnia assicuratrice.
Si è trattato per noi dell’ennesimo oltraggio che però non è servito a farci desistere dal ricorso presso la corte d’Appello di Venezia, inoltrato nel luglio del 2003.
Nel frattempo non tardava ad arrivarci un altro schiaffo : lo smarrimento  (sottrazione?) dei fascicoli processuali, irresponsabilmente lasciati incustoditi nel tribunale di Treviso, la cui ricostruzione ha comportato l’allungamento, di un anno, dei tempi del processo.
Le vessazioni, però, non sembrano ancora finire, perché, dopo un ultimo rinvio, addirittura di quattro anni, dell’udienza per la precisazione delle conclusioni, fissata per il 10 dicembre 2008, la CORTE VENETO, dato atto dell’enorme carico di lavoro del consigliere relatore, ha ulteriormente rinviato la causa d’appello, per i medesimi incombenti, a luglio del 2009.
A tal proposito concordiamo pienamente con il nostro attuale legale, avvocato Danilo Riponti, nel ritenere tal fatto incommentabile e, a dir poco, scandaloso.
Questa purtroppo è la “in” giustizia italiana.

Marta De Michele Milanese.
 

GIUSTIZIA FATTA ????

 Il commento del fratello della vittima al termine dell’ udienza ha tutto il sapore della rabbia e della frustrazione di una famiglia che si è vista portare via un ragazzo di 19 anni in seguito all’ abuso di sostanze alcoliche da parte del conducente del veicolo che è stato condannato a mesi 20 (venti ) di reclusione ed alla sospensione per anni 1 (uno ) della patente di guida.

“ MIO FRATELLO NON VALE UN ANNO, MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO “,dopo l’onda delle leggi più severe richieste a gran voce dalle famiglie delle vittime della strada, in seguito alle stragi del sabato sera,il Tribunale di Brescia ha condannato Eros Beretta De Stefani ad anni 1 (uno )e mesi 8 (otto )di reclusione per omicidio colposo aggravato per l’abuso di sostanze alcoliche,mentre ha “INCREDIBILMENTE “assolto,in presenza di un REFERTO POSITIVO,l’ imputato dall’ abuso di sostanze stupefacenti.

La sentenza per l’ esiguità della sanzione inflitta non può essere motivo di comportamenti improntati al senso civico e non ha alcun effetto deterrente  rispetto a certi comportamenti sconsiderati.

Che dire, è inutile chiedere l’emanazioni di leggi più severe quando vengono applicate pene nel limite del minimo edittale.

La normativa in questione ed applicabile nel giugno del 2007 prevede per il reato in esame una pena da DUE a CINQUE anni. Il Tribunale di Brescia ha condannato l’ imputato al minimo previsto con la concessione delle circostanze  attenuanti generiche, la domanda è d’ obbligo…..UBRIACARSI E GUIDARE MERITA SCONTI DI PENA ???

Nessuna condanna restituirà Danny ai suoi cari,ma la vita di chiunque merita rispetto!!

I familiari ringraziano il Tribunale di Brescia per la sentenza ESEMPLARE.

Da oggi ancora una volta violare coscientemente le leggi (UBRIACARSI E METTERSI ALLA GUIDA SOTTO L’EFFETTO DI SOSTANZE ANFETAMINICHE) non comporta conseguenze importanti.

 I parenti delle vittime sono stati nuovamente e incolpevolmente puniti.

 Famiglia Vailati

Romano di Lombardia  Bergamo

Oggetto: vittime 100-1000 volte

Ferrara 22 gennaio 2009 

Il caso di mio marito, Cormac Page, ucciso il 14/03/2007 dalla criminalità stradale di questo Paese, è emblematico dei meccanismi aberranti e perversi messi in atto da istituzioni, agenzie, stampa, operatori della giustizia per colpire non gli imputati di questi reati, ma sempre e solo vittime innocenti e i loro familiari.


1) Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate di Ferrara consegna nelle mani dell’Avvocato della difesa dell’imputato, l’avv. Sorgato, certificazioni protette da leggi severe sulla privacy, firmando una dichiarazione mendace che attesta che mio marito è sconosciuto all’anagrafe tributaria. Alla base di questo attestato sta l’inserimento nel computer di dati non corretti in cui il nome è stato scambiato per il cognome e il cognome per il nome, oltre che una data di nascita sbagliata fornita dallo stesso avv.Sorgato. Quella stessa certificazione viene prodotta durante la quarta udienza di un processo in cui l’imputato è sempre rimasto contumace, godendosi la sua vita al sole di Malaga dove ha preso la sua nuova residenza senza aver mai fatto un solo minuto di arresto in un Paese, il nostro dove, completamente ubriaco, ha ammazzato un innocente che stava ritornando a casa dal lavoro.


Quello stesso criminale non solo continua a spassarsela a quasi 2 anni di distanza dal suo delitto, ma continua a guidare con una patente di guida spagnola dopo la revoca di quella italiana.

Ebbene, in un’udienza in cui per la terza volta è stato rigettato il patteggiamento(18 mesi con la sospensione condizionale della pena è stata la richiesta della difesa), l’avv.Sorgato ha avuto la sfrontatezza di chiedere l’esclusione delle parti civili dal processo, sulla base di quella dichiarazione non veritiera della Agenzia delle Entrate, richiesta respinta dal giudice che però ha incluso la dichiarazione negli atti processuali.

Il giorno dopo ho dovuto essere io, in qualità di vedova della vittima, a presentarmi presso gli uffici dell’Agenzia Entrate a rivendicare l’onestà di mio marito quando ho letto sul Resto del Carlino di Ferrara le calunnie e diffamazioni rivolte contro mio marito definito testualmente “evasore fiscale”e persona che “o non ha mai pagato le tasse o non ha mai lavorato in vita sua”.


2) Come si permette il Direttore di un giornale di pubblicare affermazioni così gravi e lesive per la dignità di una vittima e per la mia persona sulla base unicamente delle dichiarazioni accusatorie e false di un avvocato della difesa che non ha mai perso occasione per buttar fango su innocenti?


Quando ho espresso telefonicamente la mia indignazione al Direttore del Carlino chiedendo pubbliche scuse a pubbliche calunnie, mi è stato risposto di non essere disponibile a scuse ma solo a rettifica. Nella rettifica del giorno dopo pubblicata sul giornale, viene riportata da ultimo la replica dell’avv.Sorgato, evidentemente avvertito dal Direttore del giornale, che minaccia l’Avv. Musicco dicendo di aver avvertito l’Ordine Avvocati di Ferrara e Milano di prendere provvedimenti contro di lui. Sarebbe fuori luogo il sospetto di frequentazione tra Carlino e avv. Sorgato, dal momento che le sue dichiarazioni infami e infamanti vengono sempre pubblicate e le repliche dei miei Avvocati sempre censurate? È questa la cultura e l’etica che vuole diffondere un quotidiano che pubblica esternazioni quali quelle riportate in data 21/12/08“si può rapire la vita di un uomo e poi saldarla con un negozio indolore per l’imputato? Ma certamente!”, che tradotto significa “si può ammazzare impunemente? Ma certamente!” Pensa davvero questo quotidiano che si possa arrivare ad una diminuzione della mortalità sulle nostre strade propagandando queste dottrine?


E’ questa la sicurezza stradale di cui questo quotidiano vuole farsi promotore?
“Se non mi fai perdere tempo io ti premio e ti sconto la pena fino a un terzo” scrive Sorgato. Mi domando se dopo aver ammazzato innocenti in questo modo, questi assassini meritano addirittura un premio elargito oltretutto dalla giustizia di questo Paese e se è questa la finalità della giustizia o non piuttosto la ricerca della verità e la salvaguardia dei diritti umani, primi fra tutti il diritto alla vita e alla salute e la punizione di coloro che, violando norme codificate dalla legge, calpestano questi diritti. E continua nel suo articolo “non si fanno processi in piazza o attraverso la stampa per rappresentare al grande pubblico situazioni non veritiere”. Proprio lui fa queste dichiarazioni, lui che ha diffamato via stampa la memoria di mio marito e la mia persona e di cui risponderà nelle sedi opportune.


E ancora, dal momento che è così bravo a fare i conti in tasca ad una vedova, a una madre di 85 anni che ha perduto in questo modo suo figlio e ai fratelli della vittima, sbandierando ai quattro venti il risarcimento per il danno subito, rivolgo all’avv.Sorgato un’unica domanda. Per quale somma di denaro si farebbe ammazzare e in questo modo e magari dallo stesso delinquente che difende dal momento che ha dimostrato di essere così bravo nel farlo? Che faccia questo favore a suo figlio, così potrà ereditare!


Infine scrive, rivolto a me “vede, signora vedova, avrei capito di più un suo intervento presso il Comune…”. Stia tranquillo l’avv.Sorgato, perché i miei interventi per fermare questi assassini sono sempre stati puntuali e non solo presso il Comune, ma anche presso Provincia, Prefettura, Procura, Questura, Comando dei Carabinieri ecc. ecc…
Adesso comunque, che alla difesa di quegli assassini si è aggiunta l’infamia della diffamazione e calunnia nei confronti di una vittima, abbiamo superato ogni limite di umana decenza.


3) L’avv.Sorgato, prendendosi volontariamente la responsabilità di difendere l’indifendibile, ha pensato di adottare una strategia di attacco continuo e incessante contro la vittima, i suoi familiari e l’AIFVS costituitasi parte civile nel processo attaverso raffiche di offese, calunnie e ingiurie proferite nell’Aula di un Tribunale o a mezzo stampa. Esempi “Signor giudice, non è che un morto tra migliaia di morti” oppure “ci sono reati peggiori!” Ci sono reati peggiori dell’ammazzare un innocente? Ho replicato io. Poi ieri le sue dichiarazioni sul giornale “era un evasore fiscale”.


Al colmo della sopportazione, dovendo tollerare anche queste umiliazioni pubbliche come “valore aggiunto” assurdo a tutta la nostra sofferenza, posso solo dire che noi familiari di vittime della strada siamo stufi di essere usati come bersagli da tiro.
Non sarebbe ora, mi domando, di aggiustare il tiro o quanto meno di mirare al bersaglio giusto?
Comunque ho dato incarico all'avvocato Musicco di prendere tutte le iniziative necessarie alla tutela   
dell'onore e della dignità del mio defunto marito e di noi congiunti.

Dott.ssa Anna Barbieri Page
Responsabile AIFVS Ferrara

 


Data di creazione: 24/01/2009 • 23:21
Ultima modifica: 16/04/2010 • 09:38
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