Testimonianza n° 20

logoass.gif

Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus

La storia di Debora

macchina_da_scrivere.jpgDebora aveva diciassette anni. Era in quell’età che da adulti viene ricordata sempre con un po’ di nostalgia. Debora era una ragazza bella, intelligente, solare, piena di sogni. Sogni che si sono infranti dopo quello che doveva essere uno spensierato giro in moto, in un giorno di festa, il giorno del suo esame di qualifica all’istituto alberghiero di Gromola. Debora non c’è più, ma la sua assenza, come lo è stata la sua esistenza, continua ad essere motivo di vita per la mamma, che la ricorda in una lunga lettera. «Chi scrive è una madre a cui è stata portata via la sua unica ragione di vita, la sua unica figlia Debora. Mi chiamo Teresa Astone e abito in provincia di Salerno. Fino a tre mesi fa ero una mamma felice e orgogliosa di avere una figlia come Debora, e non lo dico perché sono io la madre, ma Debora è stata davvero una figlia speciale, andava bene a scuola e aveva tanti progetti da realizzare, ma questi progetti gli sono stati negati per colpa di qualcuno che ha deciso per lei. Io non ho più nessuno di cui preoccuparmi, nessuno da proteggere, nessuno da coccolare, nessuno per cui lottare, per questo insisterò fino allo sfinimento e fino all’ultimo dei miei giorni, affinché chi ha causato la morte di mia figlia venga punito, e lotterò affinché alcune fattispecie di omicidio colposo vengano abolite e trasformate in dolose». Debora Radano era a bordo di una moto assieme ad un amico la mattina dello scorso 4 giugno, sulla strada provinciale 315, in località Varolato a Capaccio. All’improvviso la moto sbandò finendo fuori strada. Debora fu trasportata in ospedale a Vallo della Lucania in eliambulanza. Morì circa due settimane dopo, il 17 giugno. Ora sua madre vuole che vengano accertate le responsabilità, che chi ha causato la morte di Debora paghi il suo conto con la giustizia. E che il reato non venga considerato, come avviene in questi casi, omicidio colposo. «La cosa peggiore è entrare prima nello studio di un avvocato, poi in un’aula di tribunale dove sembra che tutto ciò che conta siano le cifre. Provo disgusto, nausea, rabbia e impotenza di fronte a tutto questo. L’intero universo non ha prezzo di fronte a una vita umana, di fronte alla mia unica ragione di vita. Debora non ha prezzo, Debora vale molto di più di una cifra. Oltre ad avere un dolore lancinante giorno e notte, mi trovo ad avere una rabbia pazzesca. Mi chiedo: non siamo tutti cittadini? Non abbiamo tutti gli stessi diritti? E allora perché conta solo la volontà di chi uccide o causa morte a un’altra vita? La mia richiesta è che venga abolito l’omicidio colposo per questa fattispecie, perché uno su mille è davvero accidentale e non è il caso di Debora. Niente potrà ridarmi mia figlia, né alleviare la mia sofferenza, ma almeno vorrei sapere che la giustizia sia davvero tale e chi commette un’ingiustizia così grande possa pagare sulla terra per il reato che ha commesso».


Data di creazione: 12/10/2008 • 18:32
Pagina letta 37241 volte