Natale 1997 Sono la mamma di Riccardo un ragazzo di 16 anni che come tutti gli adolescenti attraversa un periodo critico perché è sempre scontento, sempre un po’ nervoso, specialmente in famiglia, naturalmente tutte le mamme che hanno figli della sua età mi capiranno. Non per questo però è detto che siano delinquenti, scapestrati o drogati! Anzi molte volte questa scontentezza gli viene trasmessa da noi adulti e ancor più da quelli che precedono la mia generazione, perché l’unica cosa che sanno fare per i giovani è di giudicarli continuamente male o di mandarli sempre via da tutti i posti perché danno noia (la musica è troppo alta, gli schiamazzi non ci fanno dormire, il pallone disturba
.), ma allora cosa devono fare? Ma se lo chiedono queste persone quando loro avevano quella età cosa facevano? Certi risponderanno che c’era la guerra, c’era la miseria
.sì sarà vero però c’era tanta più tolleranza e amore per il prossimo e tutto era più semplice, anche essere giovani! Oggi sembra una colpa. Adesso che quasi tutti stiamo benino o almeno non ci sono fame e miseria come allora, ecco però che siamo tutti menefreghisti, intolleranti, egoisti, ecc. Allora come possiamo pretendere che i nostri ragazzi imparino qualcosa che va oltre la matematica o la scienza, cioè l’amore per il prossimo, aiutare i bisognosi e dare senza chiedere niente in cambio! Se proprio noi genitori, nonni, zii, non pensiamo altro che al consumismo, al lavoro, ai soldi e ci dimentichiamo che la vita è fatta anche di valori, di ideali, di piccoli momenti da vivere insieme senza guadagno e senza resoconto. Ecco, questa mia per qualcuno sarà patetica, non importa perché qualcun altro capirà. Per me comunque sia, questo è l’unico grande regalo di Natale che posso e che devo fare a mio figlio Riccardo, perché anche se ormai lui non è qui fisicamente (in questo mondo mediocre), è vivo accanto a me e alla sua famiglia che lo ha amato e lo amerà sempre. Baci, abbracci e buon Natale dal tuo babbo Roberto, tuo fratello, Tiziana e mamma Angela |
Natale 2007 Chissà forse vi ricorderete di me, la mamma di quell’adolescente che oggi potrebbe essere sicuramente un bel giovanotto. Sì sono proprio io, la mamma di Riccardo Tudisca, che dopo 10 anni riscrive con la stessa rabbia e sofferenza di allora perché fra poco sarà il 10° Natale senza di lui. La giustizia, che è l’unica cosa che aspetti dopo una stupida disgrazia non è ancora arrivata anzi, si prende gioco e beffe di noi con il passare del tempo. A qualcuno non importerà niente, ma sono sicura che altri vorranno sapere. Come dicevo prima, ancora non siamo arrivati a nessuna conclusione dopo 10 anni, abbiamo speso tanti soldi e non è ancora venuta fuori di chi è la responsabilità nell’aver messo quella catena maledetta. Questa mia, è per raccontare un’altra cosa ancora più assurda: sapete è difficile accettare la morte di un figlio, molto difficile e non tutti la viviamo alla stessa maniera questa grande sofferenza. Io per esempio, dopo qualche tempo ho iniziato a darmi da fare per una eventuale ricorrenza in ricordo di Riccardo, a me faceva da balsamo per il mio dolore il da fare che mi davo, ma al solito non ero preparata all’insensibilità delle persone. Cominciai con la scuola che lui frequentava, istituto d’arte, ci fu un tentativo molto bello e i ragazzi furono molto bravi a proporre una mostra per lui (i giovani sono più sensibili). L’anno successivo la preside disse che non si poteva fare di nuovo la mostra, perché era una perdita di tempo farlo in ricordo di tutti i ragazzi che muoiono. Che delusione! Dopo qualche tempo ritornai alla carica nel quartiere in cui abitavamo e dove era successo l’incidente. Mi sarebbe piaciuto fare un concerto Rock, perché Riccardo suonava un po’ la batteria e aveva molti amici che facevano questo genere di musica. Mi faceva bene organizzare qualche cosa in ricordo di mio figlio, i suoi amici mi aiutarono molto e anche la Scuola del Fiume (la palestra che Riccardo frequentava da quando aveva sei anni) e l’evento riuscì abbastanza bene. L’anno successivo trovai difficoltà per ripeterlo, non volevano diventasse una ricorrenza fissa! Un giorno lessi su di un giornale che cercavano nomi da dare a strade nuove a Scandicci e mi dissero che dovevo fare una richiesta scritta e che il Prefetto di Firenze non avrebbe accolto la domanda se la persona risultava deceduta prima dei 10 anni, questo accadeva nel 2002. Dopo qualche tempo ho saputo che a Firenze era stata intitolata una strada a Fabrizio De Andrè, morto qualche anno dopo Riccardo. Continuavo ad andare a parlare con l’assessore di Scandicci chiedendo d’intitolare una strada a Riccardo o di poter avere l’autorizzazione per mettere una targa in memoria di mio figlio e nell’ultimo colloquio chiesi se c’era o no l’intenzione di darmi una risposta affermativa alla mia richiesta. Mi sono state negate entrambe le possibilità, la motivazione? Il mio Riccardo non era famoso e poi se si dovesse fare per tutti quelli che muoiono
! Non riesco ad accettare questa risposta, non mi sembra giusta
.era mio figlio ed io vorrei gridare al mondo intero quanto manca a me e a tutta la famiglia! Buon Natale da tutta la tua famiglia |