La sera del 16 dicembre 93, verso le 18, Alessandra Armiento torna a Varallo Sesia, a casa, dall'Università di Vercelli dove frequenta, con ottimi risultati, la facoltà di lettere classiche; la sua Y10 procede sulla statale a velocità non elevata.
Davanti a lei, nel buio, un autotreno condotto dall'altoatesino Peter Baier, già condannato per omicidio colposo, si immette, dalla destra rispetto alla direzione di marcia di Alessandra, sulla statale; perchè possa entrarvi il titolare del terreno dal quale esce l'autotreno, Alessandro Macchiorlatti, ha dovuto manomettere il guard-rail.
Lo ha già fatto una settimana prima; e già allora l'ingresso dell'autotreno sulla statale ha causato un incidente nel quale è stato coinvolto un medico biellese.
Anche questa volta il pesante mezzo invade interamente la strada; Alessandra probabilmente abbassa i fari ritenendo provenga in senso contrario, probabilmente questo le impedisce di vedere il rimorchio privo di segnalazioni luminose ancora di traverso sulla statale; comunque la Y10 gli va contro, vi si incastra sotto.
Per Alessandra è la fine.
"Non la conoscevo sino a quella sera, scriverà un testimone al Corriere Valsesiano, quando cercavo di aprire quella maledetta portiera; ma i suoi lunghi capelli, il suo viso violentato, la sua vita che se ne stava andando, non potrò scordarli più".
A settembre 95 la parte penale si chiude con la farsa del patteggiamento, dieci mesi con la condizionale ai due responsabili dell'omicidio "colposo"; il Gip rifiuta di valutare la evidente prevedibilità dell'evento e la colpa grave, riconosce invece agli imputati le attenuanti generiche perchè Macchiorlatti è incensurato e l'assicurazione del Baier ha offerto 300 milioni (peraltro rifiutati) ai familiari della vittima; il medico biellese e altri che potrebbero testimoniare sulla velocità della Y10 non vengono ascoltati: la vita di una ragazza di vent'anni non merita neppure un processo.
Giustizia è fatta. |