Agenda di domenica 02 Agosto 2009
DOMENICA 2 AGOSTO alle 18 sul lungomare Duilio all'altezza del Belvedere Carosi (stabilimento MED) in bici o a piedi
La fermata più vicina è quella di Castel Fusano
La domenica e i giorni festivi per l'intera durata del servizio si possono trasportare le biciclette sulle linee della Metro B e sulla Roma-Lido.
Ogni passeggero può portare con sé una sola bicicletta condotta a mano.L'accesso del mezzo è previsto solo nella prima carrozza del treno, non è possibile usufruire delle scale mobili ed è obbligatorio prendere l'ascensore nella stazioni che ne sono dotate.
Grazie a tutti
Giovedì 23 luglio, intorno alle 7,30 di mattina, Giuseppe De Luca, carabiniere in congedo, 80 anni compiuti lo scorso 29 maggio, marito, padre e nonno di tre nipoti ancora piccoli, è stato travolto ed ucciso da una moto sul lungomare Duilio di Ostia, mentre attraversava, portando a mano la sua bicicletta sulle strisce, all’altezza dello stabilimento Med. Conosceva la cittadina di Ostia quasi come le sue tasche, e da vari anni aveva la salutare abitudine di fare lunghe passeggiate in bicicletta la mattina presto. Era mattiniero “nonno Peppino”, per lunga consuetudine: l’aria è più fresca e pulita, specie d’estate, e il traffico dei bagnanti meno congestionato e nevrotico. Percorreva quasi venti km ogni giorno, era un uomo forte e sano, nonostante qualche lieve acciacco, di certo inevitabile alla sua età.
Avrebbe potuto vedere i suoi nipoti crescere, era lui che li andava a prendere a scuola e li portava al parco, a Garbatella. Saranno proprio loro a sentire maggiormente la mancanza dei suoi modi un po’ burberi che spesso nascondevano lo scherzo, dei suoi motti che enunciavano principi sani come quelli con cui ha cresciuto i suoi tre figli.
Ma non sono stati gli acciacchi dell’età ad ucciderlo. E’ stato un altro uomo in sella ad una potente motocicletta, un uomo che, evidentemente, riteneva che la strada fosse sua e della sua Honda lanciata a folle velocità. Un uomo che ha pensato, come molti d’altronde, che le strisce pedonali siano solo inutile coreografia stradale, dei semplici ghirigori disegnati sull’asfalto. Del resto, è la maggioranza dei guidatori italiani a non rispettare i pedoni ed i ciclisti, neanche quando, come sulle strisce, avrebbero diritto alla precedenza. E’ una guerra quella che i pedoni ingaggiano quotidianamente a Roma ed in tutta Italia. Ed è una strage, pressoché quotidiana, nella quale le recentissime statistiche riportate da alcuni quotidiani dicono che proprio i ciclisti sono i più numerosi a soccombere. Un bel primato (si fa per dire), quello di essere la “categoria” più numerosa a morire sulle strade… Eppure chi va in bicicletta non inquina, non sporca l’aria di tutti, non parcheggia in doppia fila, non ammazza nessuno. Chi va in bicicletta dovrebbe essere sostenuto, non ostacolato; protetto e persino ringraziato, non mandato a morire travolto sulla strada.
Quello che ci domandiamo, ora, noi familiari di nonno Peppino, nell’incredulità del nostro improvviso, ingiusto e violento dolore è perché su un tratto di lungomare appena riasfaltato per i mondiali di nuoto non siano stati previsti dei dossi, come ad esempio nel tratto di lungomare che arriva sino al porto turistico, interamente riqualificato, a misura di pedone, solo qualche anno fa. Perché non siano stati ampliati i marciapiedi in un tratto, tra l’altro, di stabilimenti balneari, pieno di bambini, mamme, nonni, che attraversano per andare in spiaggia. Perché sia stata realizzata solo una parte di pista ciclabile, che improvvisamente si interrompe, senza neanche prevedere un “attraversamento ciclabile”, come in molti Paesi europei è previsto e realizzato. Perché, di fatto, sia stata realizzata quasi “una pista” per auto e moto, rifacendo unicamente l’asfalto, liscio e levigato, lasciando la strada a due corsie, e letteralmente istigando i mezzi più potenti e i guidatori più incoscienti a correre, invece di rallentare.
Noi, che abbiamo visto cambiare sotto in nostri occhi il panorama del litorale di Ostia Ponente, ci rendiamo conto, vedendo le differenze tra il 1982 ed oggi, di quanti benefici, sociali ed economici, possa portare una riqualificazione dell’ambiente che abbia l’individuo, e non le auto, al centro delle idee di intervento. Ci chiediamo perché non sia stata data continuità a questo esempio lampante di come possa essere resa vivibile ed umanamente sostenibile una cittadina come Ostia. Perché, in questo dissennato Paese che mostra di non amare i suoi figli, non sia quasi mai dato che un automobilista venga fermato e multato per eccesso di velocità. Cosa mai rappresenta l’obbligo di non superare i 50 km all’ora se nessuno si perita di farlo rispettare?
In ultimo ci domandiamo in nome di quale “principio superiore” debba essere pagato questo tragico dazio quotidiano di vite umane, se in nome dell’onnipotente industria dell’auto, oppure di una campagna elettorale che ha confuso le idee sul concetto di sicurezza. Questa è la “sicurezza” di cui ha bisogno un cittadino, quella di poter camminare e pedalare sicuri sulle strade della propria città. E’ questa la sicurezza che manca nella nostra capitale. Non certo quella che nasconde dietro ad una presunta “invasione straniera” un malcelato odio razziale. Muoiono molte più persone sulle strade, a Roma ed in tutta Italia, che non aggrediti da persone di altre etnie.
Ci auguriamo vivamente che le nostre domande non rimangano senza risposta, come i nostri figli sono rimasti senza il loro adorato nonno.
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